Nola: “Il 2022 anno cruciale per Agricoltura e Welfare, senza queste realtà la Calabria rischia la disgregazione sociale.”
In un momento così difficile e delicato ritengo doveroso rivolgere un pensiero e un augurio particolare a due categorie economiche di questa Regione, fatte di persone che, nonostante tutto, continuano a lavorare con grande passione e sacrificio per garantire beni e servizi essenziali senza i quali la nostra comunità sarebbe esposta ad ancor più gravi rischi di coesione sociale.
Mi riferisco in primis ai produttori agricoli che, anche in questa precaria situazione, continuano a sostenere la filiera alimentare garantendo la disponibilità di cibo, nonostante si debbano continuamente scontrare con le criticità e problematiche di una Pubblica Amministrazione tornata ordinariamente disattenta rispetto a quanto mostrato nella straordinarietà dell’emergenza pandemica.
Invero, nonostante gli sforzi lodevoli del Governo regionale uscente, le azioni di supporto e sostegno nei confronti degli agricoltori sono ancora insufficienti per contrastare i problemi generati dal perdurare della pandemia, a cui si aggiungono nuovi vincoli produttivi con nuovi costi generati non da inflazione, come alcune volte erroneamente considerato, ma derivanti dall’inevitabile transizione ecologica; senza contare poi il tema della sostenibilità economica e finanziaria, argomento essenziale non eludibile, da affrontare con urgenza.
Le imprese calabresi si trovano in un momento cruciale e dunque occorre fare di più ed al più presto. Il nuovo Governo regionale è chiamato ad una ulteriore assunzione di responsabilità a supporto degli agricoltori che del resto, da due anni e senza riserva alcuna, mantengono i propri impegni nei confronti dei cittadini.
Non possiamo considerare i prodotti agricoli come beni da riprodurre in maggiori quantità con sempre più scarse risorse disponibili e non possiamo accettare che i produttori agricoli si trasformino in operatori ecologici a presidio dell’ambiente, senza più occuparsi di produrre cibo, perché lo scenario sarebbe devastante.
Saremo costretti a consumare frutta e verdura proveniente dal nord Africa, dove si continua a produrre senza i livelli di garanzie ambientali e sociali a cui siamo abituati, e saremo costretti a consumare proteine animali derivate da insetti e dalla sintesi di laboratorio, come oramai auspicato da alcune multinazionali; il cibo, quale bene essenziale, deve essere necessariamente considerato come una risorsa strategica, da regolare come l’acqua e l’energia.
Non possiamo permettere che venga meno una scelta consapevole sul cibo da consumare e che il consumatore si adatti alle nuove necessità dovute ai cambiamenti climatici, mentre una parte consistente della Grande Distribuzione Organizzata si pone come baluardo a difesa del consumatore per contenere gli aumenti dei prezzi del cibo definiti “ingiustificati e speculativi”, scaricando il problema sull’anello più debole della filiera.
Un altro augurio particolare è da indirizzare a tutti i cooperatori e le cooperatrici che generano e garantiscono servizi sociali, sanitari ed educativi, in particolare quelli privati organizzati in cooperative che, dopo una vita dedicata al prossimo e ai fragili, bisognosi di cure, di attenzione e di recupero, sono sempre più relegati come “fornitori di servizi” e, in quanto tali, sono soggetti quotidianamente all’ignavia ed alle vessazioni della Pubblica Amministrazione se chiedono dignitosamente il rispetto della puntualità nei pagamenti, degli accreditamenti e dell’attuazione sostenibile di un welfare che applichi i principi di sussidiarietà, di co-programmazione e progettazione, già sanciti nel tempo dal legislatore ma completamente ignorati e disattesi nei fatti dagli Enti Locali.
A tal proposito, ricordo che lo Stato, attraverso l’art.45 della Costituzione e la legge 381, e di riflesso le Regioni attraverso gli statuti hanno modellato lo schema legislativo esaltando il ruolo della Cooperazione sociale.
Per queste ragioni, ed in assenza di un reale e fattivo cambiamento culturale dovremmo rassegnarci a constatare che nelle fasce protette resteranno coloro i quali hanno risorse proprie per vivere al meglio, mentre gli anziani, i minori, i fragili, gli ultimi della società saranno sempre più emarginati dalla propria comunità, impegnati in una lotta impari per sopravvivere al degrado.
Una società che vuole immaginare un futuro migliore per le generazioni che verranno non può lasciare che tutto ciò semplicemente accada.
I miei più cari auguri di buon anno.
Camillo Nola, Presidente Confcooperative Calabria