di Fabrizio Pace – Imbarazzante quanto riportato su un documento ufficiale della Commissione Europea, in relazione alle linee guida per una «comunicazione inclusiva». “Union of Equality”, in questo documento, un decalogo di “consigli”, vengono indicati i criteri da adottare dai dipendenti della Commissione nella comunicazione sia esterna che interna. Il tutto per eliminare le differenze e scongiurare discriminazioni tra i sessi, tra i credo religiosi ed i ruoli sociali. Insomma un appiattimento totale delle differenziazioni tra gli individui mascherato da un interesse per il bene sociale. Per cui per una comunicazione corretta ed in linea con i Parametri della Commissione sarebbero da bandire i nomi di genere o il pronome maschile predefinito e poi lo stop ai riferimenti religiosi e cristiani. Compreso il Natale il cui periodo potrebbe essere riconosciuto semplicemente come una festività in modo da non mettere in imbarazzo i non cattolici. Insomma millenni di cultura europea potrebbero essere cancellati dal parlare quotidiano in nome di una rigorosissima correttezza formale. “Ogni persona nell’UE ha il diritto di essere trattata in maniera eguale”, questo è un principio sacrosanto che è già rispettato e non necessita ulteriori restrizioni soprattutto d’ espressione. Siamo arrivati alla farsa e speriamo che rimanga tale, in quanto la discussione è stata generata da un documento interno preparato a scopo “didattico\tecnico” con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza di una comunicazione inclusiva. Il decalogo di Bruxelles non è stato (fortunatamente) accolto bene dalla gente appena se ne è diffusa la notizia.