Afghanistan. Sayed (Pakistan): 80mila bombe USA, ora avanza Cina

(DIRE) Roma, 26 Nov. – “A Islamabad abbiamo ospitato un incontro tra i leader di Stati Uniti, Russia e Cina con i talebani. È stata la prima volta che, dalla caduta di Kabul di Agosto, si sono seduti intorno a un tavolo. In Pakistan crediamo nell’impegno con l’Afganistan perché lì ora esiste questa nuova realtà” ed è necessario “scongiurare una guerra civile”. Ne è convinto il senatore pakistano Mushahid Hussein Sayed, parte della piattaforma d’opposizione Pakistan Muslim League, invitato a Roma per un incontro organizzato da Othernews, Accademia Panisperna e Fondazione italiani e moderato dal giornalista Roberto Savio di Inter Press Service. Sayed, che ha alle spalle una carriera di giornalista, conosce bene il Paese vicino: fu tra i primi, racconta, a intervistare la nuova leadership talebana quando si insediò a Kabul nel 1996. Sin dall’invasione delle forze Nato a guida Usa, nel 2001, Sayed si dice certo che “punire i talebani ha significato punire la popolazione”. E oggi, sottolinea il senatore, “il fallimento degli Stati Uniti in Afghanistan rappresenta la disfatta dell’Occidente. In 20 anni di guerra gli Stati Uniti hanno speso 300 milioni di dollari al giorno e sganciato 80mila bombe. Ma oggi gli Stati Uniti non sono più il Paese che erano prima”. La definitiva uscita delle forze americane dal Paese nell’agosto scorso ha lasciato un vuoto di potere che ora risente di una dinamica rilevante, per Sayed: “La Cina sta crescendo e l’egemonia dall’Occidente sta passando all’Oriente. Pechino non è la soluzione, ma l’America non è più l’attore potente che era un tempo”. Il Pakistan, d’altro canto, è il Paese che per più tempo ha ospitato il maggior numero di rifugiati: tre milioni nell’arco di 40 anni, sottolinea Sayed. Che aggiunge: “L’Afghanistan per noi rappresenta tante sfide, a partire dal terrorismo. Ci sono decine di gruppi sul terreno”, non ultimo “l’Isis”. Urgente quindi pacificare il Paese anche per rispondere all’attuale crisi umanitaria, con “milioni di persone spinte a emigrare a causa della povertà crescente” e che, conclude il senatore, “premono per arrivare anche in Europa”. (Alf/ Dire) 11:31 26-11-21

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