Su invito della Presidenza italiana del G20, l’Ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia Otabek Akbarov ha preso parte alla sessione tematica “Fattore religioso in Eurasia: Sfide e Opportunità” nell’ambito del Forum interreligioso del G20 (www.g20interfaith.org), che si è svolto dal 13 al 14 settembre 2021 a Bologna. L’agenda IF20-2021 si basava su 2 obiettivi: continuità nel portare avanti azioni prioritarie con un focus su questioni urgenti; sforzi per arricchire l’agenda attraverso la Presidenza italiana del G20, gli ambienti accademici e culturali.
Il Forum si è svolto con il motto “E’ tempo di guarire”, volto alla necessità di rafforzare la comprensione reciproca tra le religioni. Si sono svolte sessioni plenarie e tematiche, tavole rotonde e seminari su temi quali il ruolo della religione nel superamento delle disuguaglianze economiche nel periodo della pandemia, la salvaguardia dell’ambiente, la promozione dell’educazione e del dialogo tra culture diverse, il rispetto dei diritti umani. Al Forum hanno partecipato alti rappresentanti dei governi italiano e sloveno, del Parlamento europeo, di alcune organizzazioni internazionali, nonché dei responsabili di organizzazioni regionali e globali di tutte le principali religioni del mondo.
La sessione tematica “Il fattore religioso in Eurasia: sfide e opportunità” è stata presieduta congiuntamente da Andrea Giannotti, Professore dell’Università di Pisa e MGIMO, e Patrizia Paoletti Tangeroni, ex deputata al Parlamento italiano e sono intervenuti l’Ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia Otabek Akbarov, l’Ambasciatore dell’Ordine di Malta in Vaticano Antonio Zanarli Landi, il Presidente del Consiglio dei Musulmani del Caucaso Allahshukur Pasha-zade, nonché un rappresentante della comunità musulmana della Russia.
Nel suo discorso l’Ambasciatore dell’Uzbekistan in Italia Otabek Akbarov ha sottolineato che l’Uzbekistan è da tempo conosciuto come un Paese tollerante in cui diverse religioni convivono in pace e armonia, svolgendo liberamente i loro riti religiosi. Nel Paese vivono oltre 130 nazionalità e gruppi etnici appartenenti a 16 religioni e operano 2.276 organizzazioni religiose, di cui 183 non islamiche. È stato evidenziato che lo Stato è il garante dell’osservanza dei diritti dei cittadini e garantisce la pace e l’armonia nella società, creando le condizioni per una vita dignitosa per i cittadini. La politica coerente dell’Uzbekistan in questa direzione è riconosciuta dal popolo e dalla comunità mondiale. In tale contesto, l’attenzione dei partecipanti è stata richiamata sulle misure adottate per garantire la libertà di coscienza in Uzbekistan. In particolare, sono state fornite informazioni dettagliate sulla nuova versione della legge “Sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose” adottata dal Parlamento dell’Uzbekistan nel maggio di quest’anno. È stato sottolineato che nel processo di preparazione della legge, le norme e i requisiti internazionali in questo settore sono stati attentamente studiati e presi in considerazione, in primo luogo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il Patto internazionale sui diritti civili e politici, nonché lo statuto del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite.
E’ simbolico che l’agenzia di stampa vaticana “Agenzia Fides” nel suo articolo del 14 luglio di quest’anno abbia sottolineato la presenza di molti aspetti positivi derivanti dalla nuova legge. Fa notare che “questa legge, che copre tutte le religioni in Uzbekistan, pone l’accento sulla libertà di coscienza e chiarisce anche che il Paese è laico e che esiste una netta distinzione tra religione e Stato”.
L’Ambasciatore ha sottolineato che l’Uzbekistan si adopera anche per sostenere l’armonia interreligiosa a livello internazionale. Così, il 12 dicembre 2018, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione speciale “Illuminismo e tolleranza religiosa”, che rappresenta l’attuazione pratica dell’iniziativa del presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev, presentata alla 72^ sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel settembre 2017 a New York.
Degno di nota che la risoluzione non solo sia stata sostenuta all’unanimità da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite, ma che sia stata adottata con la compartecipazione di oltre 50 Paesi. Ciò testimonia l’alto riconoscimento da parte della comunità internazionale della pertinenza e della tempestività dell’iniziativa dell’Uzbekistan. Inoltre, è diventato tradizionale lo svolgimento del “Forum asiatico sui diritti umani” a Samarcanda, il cui secondo incontro si è tenuto nell’agosto 2020. I principali argomenti di discussione del forum si sono basati sullo sviluppo di una cultura della tolleranza e dell’umanità, sul rafforzamento dell’armonia interreligiosa nella società e la creazione delle condizioni necessarie per la libertà di religione. Durante la discussione, i partecipanti alla sessione hanno mostrato grande interesse per la presentazione da parte dell’Ambasciatore del modello di armonia interreligiosa creato in Uzbekistan. In particolare, la co-presidente Patrizia Paoletti Tangeroni ha osservato che, nonostante tutte le difficoltà esistenti a livello globale, l’esempio di successo dell’Uzbekistan mostra che un modello di convivenza è possibile anche con la presenza di un gran numero di gruppi etnici e religiosi. Allo stesso tempo, ha accolto con favore la nuova legge adottata nella repubblica e i suoi sforzi a livello internazionale.
Secondo l’ex deputato al Parlamento italiano, oggi l’Uzbekistan vive nella geopolitica internazionale e gioca un ruolo fondamentale. Questo modello funziona proprio al confine con l’Afghanistan, ed è necessario sostenerlo con una cooperazione molto intensa. Allo stesso tempo, ha sottolineato l’importanza del fatto che l’Uzbekistan presti grande attenzione alle questioni educative, compresa l’educazione religiosa. Una tale politica è di grande importanza, perché l’educazione e la formazione alla tolleranza tra i giovani è un’opportunità per vincere finalmente la battaglia per la pace.
Anche Patrizia Paoletti Tangeroni ha sottolineato l’importanza di continuare il dialogo inclusivo nello spazio dell’Eurasia, il continente più grande, dove vive oltre il 70% della popolazione mondiale. Ha suggerito di trovare un modo per istituzionalizzare questo dialogo in una discussione aperta e competente dei problemi in questo settore e dei modi per risolverli. In questo contesto, la famosa città uzbeka di Samarcanda è stata segnalata come possibile luogo per lo svolgimento di uno dei prossimi incontri.