(DIRE) Roma, 15 Set. – Una catena umana per dire basta all’inquinamento del mare. È accaduto a inizio settimana, quando 3.500 persone hanno protestato per richiamare l’attenzione sullo stato della costa a sud di Tunisi. La manifestazione è stata organizzata dall’associazione tunisina Action citoyenne, che da due anni si batte contro lo sversamento dei liquami in mare. Domenica i manifestanti hanno occupato 13 chilometri di spiaggia tra Rades e Borj Cedria, un tratto nel quale vivono 300.000 persone. “Con questa protesta vogliamo denunciare il peggioramento della condizione del mare che diventa un pericolo per la nostra salute” ha detto Doniazed Tounsi, portavoce dell’associazione, ai giornalisti del portale Africa News. A partecipare all’iniziativa anche il Forum tunisino per i diritti economici e sociali (Ftdes), un’organizzazione di difesa dei diritti umani. L’attivista Ines Labiath ha ricordato come “l’articolo 45 della Costituzione del Paese garantisce il diritto a un ambiente salutare e sostenibile”. In passato, l’area era frequentata dalla dinastia dei Bey, i governatori ottomani della Tunisia. Dal 1990, come ha spiegato Labiath, “la classe media tunisina ha iniziato ad andare nelle spiagge per nuotare, dato che erano facilmente raggiungibili con il treno”. Oggi, il turismo è minacciato dalle acque di scarico che provengono dai quartieri a sud della capitale. Secondo gli attivisti, le acque sarebbero piene di microrganismi come lo streptococco. (Maz/Dire) 17:03 15-09-21