“Onde road music festival”: gran finale a suon di reggae con gli Africa Unite

Chiude ad Ecolandia la terza edizione della rassegna musicale del direttore artistico Marcianò. Spazio anche al trekking, all’arte ed ai giovani talenti

Si chiude con i suoni reggae degli Africa Unite la terza edizione di “Onde road music festival”. Serata conclusiva parco Ecolandia del festival ideato e curato dall’Associazione Culturale Across The Universe di Gabriele Marcianò, cofinanziato dalla Regione Calabria.

Dopo il sound sofisticato di Serena Brancale, il cantautorato ironico di Lorenzo Kruger è toccato agli Africa Unite festeggiare i 40 anni di carriera al forte di Parco Ecolandia. Una serata aperta (e chiusa) dai suoni della selezione di Alex Perdido con un set roots reggae Raggamuffin. E dopo i ringraziamenti del direttore artistico parte la musica e tutta la carica degli Africa Unite “The Combo Session Tour 2021”.

Una leggenda sul palco, per uno dei gruppi più longevi della storia del reggae. In attivo dal 1981, Bunna, Madaski e company ripercorrono lo spazio del tempo portando i messaggi di libertà, a partire da Bit crash,  Sotto pressione, Mentre fuori piove.

Cavalli di battaglia del gruppo, scanditi dal ritmo delle mani e dal “Ndi scialamu” di Bunna, sempre felice di tornare in una Calabria che, nonostante sia di Pinerolo, sente molto sua. Fuori dai luoghi comuni racconta: «Questa terra mi regala sempre un calore molto particolare. Poi io sono di parte perché mia madre è di Platì, in Aspromonte».

Il 2021 gli Africa Unite lo raccontano con un disco celebrativo dei loro 40 anni. Un lavoro che si è infittito, in musica e scrittura, considerato il periodo di chiusura e di blocco per i concerti. Ma non solo, il tempo era tanto che hanno deciso di reinvestirlo non solo in un nuovo disco ma nella riproposizione di “People pie”, uscito nel 1991 e «Riprodotto trenta anni dopo – afferma Bunna – un’operazione interessante che racchiude tutte le ispirazioni che ci hanno accompagnato in questo percorso musicale».

Il reggae che parla di rivoluzione, ma che sa anche parlare d’amore, un tributo immancabile all’ispiratore Bob Marley, in Concrete jungle. E poi ancora Notte e parole che ripropongono un tema mai sopito: l’apartheid in Forty- one bullet, che parla dell’uccisione uno studente liberiano a New York, da parte di 4 poliziotti, rimasti impuniti. Il ricordo e la dedica vanno infine ad Ale Soresini, batterista e storico componente del gruppo, scomparso esattamente 4 anni fa.

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