Nel vortice di nuove energie musicali convogliate dalle luci dell’alba e che hanno inagurato la stagione jazz con la sua ormai rodata Ecojazz, dopo il tramonto, si continua a respirare musica di livello. All’insegna del cambiamento, della voglia di resistere, proporre, e migliorare, i protagonisti che saliranno sul palco della suggestiva collina di Arghillà al Parco Ecolandia, daranno vita ad un’esplosione di improvvisazione musicale intensa e concentrata, estasiante e libera, riflettendo sonorità che mescolano storia, tradizioni e note leggendarie.
Il trio di stasera, composto dal sassofono melodico di Chico Freeman, leader della band, vincitore del New York Jazz Award nel 1979. col suo Morning Prayer, asso internazionale del jazz, dal contrabbasso di Heiri Kaenzig, che sostiene con destrezza l’edificio armonico e dalle percussioni audaci di Reto Weber, ci riporterà indietro nel tempo con un occhio attento al futuro che ci aspetta.
Un ponte, il concerto, che lega passato e futuro continuando a rafforzare questo difficile tempo presente.
La musica improvvisata nasce da un metodo rigoroso di studio e disciplina. I grandi jazzisti creano mentre compongono e improvvisano mentre suonano. Ma dietro le quinte c’è tanto lavoro, tanta etica, tanta passione. E soprattutto, stile di vita. Uno stile riconoscibile solo se si scava dentro quel linguaggio da molti considerato astruso per ritrovare cosi orecchiabili melodie pop, rock, funky e soul. Il jazz sa essere eclettico e di sicuro entusiasma anche il pubblico giovanile. Pertanto, parteciperemo ad un’esibizione per palati vecchio stampo ma la cui originalità merita un ascolto per tutte le età. Spazio allora alla creatività che caratterizza, al di là degli strumenti, la “batteria” umana composta da compagni di viaggio uniti dal desiderio di comunicare, indipendentemente dai linguaggi, perché, come ebbe a dire Wynton Marsalis, “il jazz é un’arte collettiva e un modo di vivere che allena alla democrazia”.