Domani ricorre il 51° anniversario della Rivolta di Reggio. La più lunga sommossa popolare dei tempi moderni. Il 14 luglio 1970, i reggini insorsero e si ribellarono alla decisione del governo dell’epoca di privarla del ruolo di capoluogo di regione e, per 7 lunghi e tragici mesi, tennero sotto scacco il potere costituito che, per avere ragione dei rivoltosi, dovette inviare l’esercito con i carri armati per la prima e, per il momento unica volta, in tempo di pace. Infatti, al grido di dolore di una comunità intera la risposta dello Stato non fu all’altezza e si misurò solo sul piano repressivo e sulle vaghe promesse di posti di lavoro. Per contrastare i manifestanti, fu fatto confluire un numero impressionante di forze dell’ordine, interi reparti di poliziotti della “celere”, carabinieri e soldati, circa dodicimila uomini che misero in stato d’assedio tutto il territorio reggino. La Rivolta fu “domata” con l’ingresso dei cingolati in città il 23 febbraio del 1971 e, oltre agli incalcolabili danni materiali, Reggio dovette registrare un drammatico“bollettino di guerra”: 5 morti ( Bruno Labate, Angelo Campanella, Carmine Jaconis, Vincenzo Curigliano e Antonio Bellotti), centinaia di feriti, migliaia di arrestati e, soprattutto, la condanna per la città all’isolamento per diversi decenni.
L’Uomo che incarnò, più di tutti lo spirito e l’essenza di quei Moti, fu certamente Ciccio Franco, tanto da guadagnarsi il titolo di “Leader dei Boia chi molla”, dallo slogan da lui stesso ripreso da Mieville e rilanciato per incitare i reggini alla lotta. Prima del 1970, Ciccio Franco era un attivissimo e capace sindacalista della Cisnal, si mise a capo della Rivolta quando quasi tutti i principali protagonisti lasciarono il campo, chi per paura di essere arrestato, chi richiamato dal proprio partito, chi per ignavia. Egli era un uomo d’azione, un combattente, un idealista, un generoso, che non conosceva cosa fosse l’accomodante spirito di compromesso e con un amore sviscerato per Reggio. Per questo diviene l’icona dei cittadini in protesta che, successivamente, nel 1972, lo eleggono plebiscitariamente al Senato della Repubblica: il 48% in città e il 37% nel collegio. Ciccio Franco sarà sempre rieletto al Senato fino alla sua morte, avvenuta il 16 novembre 1991. Nel 2005, l’amministrazione guidata da Giuseppe Scopelliti, gli ha dedicato un monumento sul lungomare all’altezza della ”Arena dello Stretto”, la quale nel 2006,a seguito di una delibera del Consiglio Comunale, cambierà la sua denominazione in “Arena Ciccio Franco”.
A quasi 30 anni dalla scomparsa del senatore missino e in occasione del 51° anniversario della Rivolta, domani alle 18,30 il Circolo di Fratelli D’Italia “Antonio e Ciccio Franco” lo ricorderà con una iniziativa presso il monumento a lui dedicato.