Sedici SELF-PORTRAITS dei giovani stilisti dell’Accademia di Belle Arti di Roma sfilano per Altaroma2021, all’interno della Fashion Week romana
Cinecittà Studios Via Vincenzo Lamaro 30 – Studio 10 a cura di Sara Chiarugi
Sedici “SELF-PORTRAITS” dalle diverse personalità, tutti accomunati dal desiderio di comunicare il proprio punto di vista sulla potenza espressiva dell’abito. Sono quelli che i giovani designers dell’ultimo anno del triennio e del biennio specialistico del corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Roma, diretta da Cecilia Casorati, presenteranno mercoledì 7 luglio alle 16.30, in occasione dell’edizione estiva di Altaroma, all’interno della prestigiosa Fashion Week romana 2021.
Sotto la guida della professoressa Sara Chiarugi, e la collaborazione di tutti i docenti del corso, i giovani stilisti dell’Accademia faranno sfilare le loro creazioni, per condividere con pubblico e stampa la propria visione e interpretazione della moda, raccontando ciò che si muove nel contemporaneo, in una giostra di immagini, emozioni e sentimenti, in equilibrio tra realtà e sogno.
Gli studenti – spiega la professoressa Chiarugi – ci mostrano con questa collezione una moda colta, socialmente impegnata con tematiche sensibili, consapevole dell’impatto ambientale e di come affrontare nuove tematiche di sostenibilità. Una moda che offre una visione aperta e disinvolta sulla fluidità di genere senza retorica, ma con pragmatismo e innovazione. Una moda attenta all’alta sartoria, che attinge dalle antiche tecniche del ricamo e dall’uncinetto.
Dietro ogni creazione ci sono racconti e percorsi di ricerca e artistici diversi, progetti e tecniche originali messi in scena per far risaltare ciascuno il proprio stile e la propria identità. Variegati sono i mood ricchi di significato e valore, di messaggi e di visioni che fanno sognare, talvolta riflettere, sulla condizione sociale, sull’arte e sulle influenze che costantemente si mescolano e si fondono diventando tendenze contemporanee. Permeabili alle diverse atmosfere il colore, le forme e la luce, le trasparenze e i volumi, e ancora le texture e le manipolazioni tessili che narrano e accompagnano lo spettatore verso l’esplorazione di nuove dimensioni.
Le influenze d’oriente si mescolano con il gusto europeo, altrettanto ricco di tradizioni, attraverso una costruzione artigianale dei tessuti, antiche tecniche del filato, talvolta lavorato con l’uncinetto, che rievocano mondi lontani. Il rigore delle divise militari lascia spazio alle trasparenze e alla leggerezza mantenendo viva l’immagine e l’essenza della femminilità. Le poesie e i testi della lontana Persia accompagnano una giovane donna nel percorso della vita. Suggestioni marinare ricordano l’importanza del gioco di un’infanzia fatta di colori e spensieratezza. Giochi e vestiti di bambola, vecchi corredi e fotografie ritrovati in una soffitta riportano al confronto con la semplicità di certi tempi andati. Mentre una donna guerriera ha modificato la propria fisicità per sopravvivere, un’altra abbraccia la propria essenza che per anni è stata vessata e maltrattata. Un canto dall’est Europa, quello di una donna costantemente in lotta che si mostra, strato dopo strato, rivelando il proprio carattere e ancora, un’immagine contemporanea di figure libere da etichette di genere che attraversano un percorso, un viaggio, portando con sé la comodità di grandi tasche e grandi borse, da riempire di esperienze.
La partecipazione ad Altaroma – dichiara la direttrice Casorati – evidenzia una particolare vocazione alla ricerca che da sempre caratterizza i percorsi formativi della nostra Accademia. La ricerca è il luogo in cui si coniugano bellezza e conoscenza, come dimostrano le creazioni dei nostri giovani stilisti.
Tra le più antiche accademie di Italia, dall’inizio del XVII secolo presa a modello per le analoghe istituzioni che sarebbero sorte numerose nel nostro paese e in tutta Europa, l’Accademia di Belle Arti di Roma è oggi una delle più importanti istituzioni pubbliche italiane e fa parte dell’Alta Formazione Artistica e Musicale (AFAM), sistema del Ministero dell’Università e Ricerca.
SELF-PORTRAITS
Azam Gholami – Passaggio
Difficile è tenere un sopportabile equilibrio tra le caratteristiche più profonde e importanti dell’esistenza umana. La nascita e la morte, le pulsioni interiori e la vita quotidiana forzatamente sociale. Come appuntare un promemoria esistenziale? Quali forme dare a questi passaggi? Quale consistenza materica? Quali colori dare alla gioia di un abbraccio materno o al dolore per un mondo pieno di contrasti?
Elisa Brunetto – Dentro l’anima
Volumi estremi, impreziositi da balze, pizzi, sono in antitesi a linee monacali con ricamo sashiko, che nascondono il corpo, alludono alla dissimulazione, a una falsa identità, spesso tentativo di autodifesa. Ma in un dualismo interiore che oscilla tra bianco e nero, la purezza, l’innocenza e la finzione si contrappongono all’scurità interiore, per conservare l’essenza della nostra anima.
Lucrezia Matola – Int.Essere
Unire, integrare elementi differenti per creare relazioni e nuovi materiali tessili, evanescenti, fluttuanti ma anche strutturati. C’è poi il colore, evocativo della vastità del cielo con i suoi astri luminosi e l’impalpabilità delle nuvole… Del mare, dalle profondità misteriose abitato dalle potenti movenze delle onde. Questo indossano le donne eteree ma terrene, rivelatrici di mondi immaginari.
Chiara della Rocchetta – Infans
Infans trae ispirazione da Love di Alexander Milov, scultura che evoca il bambino che è in ognuno di noi. Nascosto in ogni essere umano, spesso oppresso, dimenticato e a volte ferito chiede di essere riportato alla luce per nutrirci con la sua semplicità e la sua purezza. È questa la ricerca, è questo il segreto da cui provengono queste donne, fragili, eteree, bambine.
Aurora De Silli – Rurale
Pesanti strati di tessuti che nascondono storie ed anime; dimensioni transculturali in cui le forme provenienti da tradizioni di mondi lontani – Giappone, Corea, Russia – si fondono, scontrandosi, con la necessità dell’essenziale. Nati dal popolo per il popolo; abiti funzionali da lavoro, pensati non per apparire ma per essere. Rurale ha ingannato il tempo e non conosce il concetto di spazio.
Maria Chiara Totti – Illustration comes to life
Se un’illustrazione, un disegno, una figura cominciano a vivere di vita propria può accadere che, magari trasformati in ricamo, salgano, scivolino, si fondano con materiali e supporti cui non sapevano di essere destinati. E l’abito diventa uno sfondo, un pretesto per una serissima illusione giocosa, per l’attesa di un atto secondo, di un nuovo movimento, di una nuova pagina della storia.
Tian Dai – Sweet Soldier
Non pensare che i giovani abbiano rimosso il passato. Non è possibile ignorarlo: le guerre sono e sono state dappertutto e sempre. Tessuti militari, cotoni pesanti, lane ed elementi d’epoca autentici (cartucciere, elmetti) si innestano con velluti e aeree organze di reminiscenza settecentesca per addolcire con la loro morbidezza una ricercata severità sartoriale.
Sara Ali – Meraki
Meraki, parola greca che significa fare qualcosa con passione, con amore totale e anima pura. Lasciare un piccolo pezzo di se stessi nella propria creazione, raccontando l’aspetto fiabesco della vita attraverso i ricami e il magico mondo dei colori. È questa la dimensione che va vissuta, che può rendere felice, che può comunicare la bellezza dell’individuo, rendendo ogni azione più sincera.
Alessia D’Ortona – Multipla
Non è una bambina quella che si vede ma un essere in cammino che tenta di lottare, dall’infanzia, con le pericolose creature della sua immaginazione e con minacce reali e immaginarie del mondo esterno. È dunque una personalità multipla, una sorta di condominio in cui – per un disturbo dissociativo della personalità – convivono persone che non si conoscono e che hanno storie diverse.
Tamara Kavrakova – La danza dei colori
Non solo il corpo, non solo l’anima, anche i tessuti possono danzare. La leggerezza delle sete anela all’imitazione della natura, reinterpretata nella concretezza di un abito. Da essa, e dall’inesauribile caleidoscopio dei nostri più positivi sentimenti, scaturisce la forza dei colori che inondano la passerella, cui solo fanno da contrappeso calzature e guanti realizzati con preziosi tappeti orientali.
Giorgia Cianfanelli – Destination Unknown
Esprimendo un nuovo e necessario pensiero per affrontare il futuro, rivolgendosi a una community di persone curiose, genderless, il progetto indaga il diverso da sé. La strada, il viaggio, lo sport, le subculture, il workwear sono le visuali attorno alle quali ruota l’identità di questi capi utili e multifunzionali, spesso oversize, connotati da un’esplicita e accuratissima tradizione sartoriale.
Isabella Zanoni – My Babushka’s Attic
My Babushka’s Attic è una storia impregnata di ricordi fatti di immagini, lettere, quaderni, appunti di diari e vecchie foto di persone. È una narrazione domestica e malinconica costruita con toppe non rifinite di tessuto trovato in soffitta, volutamente imperfette, che si potrebbero sfilacciare come un ricordo potrebbe scomparire. Nessun bottone o zip dovranno ostacolare l’adattabilità delle creazioni.
Francesca Albertini – The Wire
Un catalogo inesauribile di dure forme geometriche che connotano il nostro ambiente circostante incontra il corpo umano. In un continuo rimbalzo di contatti e contrasti, derivati dal movimento dei muscoli, il tessuto con i suoi tagli, le sue cuciture, le sue diverse lunghezze e assemblaggi, ne tenta l’imitazione con neri zigzag che guardano ad un tempo che fu.
Tao Yexin – Tartan mix Kimono
La semplicità geometrica del kimono permette di concentrare l’attenzione sul suo tessuto opulento, raro e prezioso e sulla sua superficie abbellita da disegni, ricami, dipinti e anche versi in splendida calligrafia. Ma è la contaminazione con il tartan scozzese a inserire questa collezione in una nuova prospettiva sociale, espressione dei tempi che cambiano, fusione tra oriente e occidente.
Ester Mengoli – Candy Athleisure
Candy Athleisure persegue la comodità dell’abbigliamento sportivo, la libertà di movimento e il comfort per tutti. Non guarda alla semplicità e alla destrutturazione come a elementi di debolezza ma come inno alla libertà d’azione. Non si accontenta di tessuti tecnici ma ne dissimula la versatilità con ricami, lavorazioni elaborate, accessori assemblati e decori non superflui.
Xiaochen Peng – Bullying
Grave problema sociale, il bullismo è fenomeno ancora troppo sottovalutato, sconosciuto nella sua reale entità e nel suo impatto sulla giovane generazione. Questa collezione grida “stop al bullismo”, immergendosi con le sue maschere nel punto di vista delle vittime, analizzandone lo stato fisico e psicologico. Non arrendendosi al dolore ma aprendosi alla speranza di una nuova solidarietà.