Speranze da medicamento da applicare nelle prime fasi della malattia, mira a rallentarne la progressione. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense da il via al primo trattamento che interessa il corso della malattia e non si limita ad aggredire i sintomi della demenza
L’agenzia statunitense per i farmaci (FDA), ha approvato oggi l’uso del farmaco sperimentale aducanumab per contrastare l’Alzheimer nelle sue prime fasi. L’idea dietro al farmaco, come riporta la Bbc, è quella di rallentare la progressione della malattia. È stato sviluppato dalla società farmaceutica Biogen in collaborazione con la giapponese Eisai per i pazienti con decadimento cognitivo lieve, ma non per coloro con un decorso più marcato. Erano quasi vent’anni che non veniva approvato alcun farmaco contro l’Alzheimer, in una decisione tanto importante quanto controversa: un comitato consultivo della stessa FDA, comunica la Cnn, aveva decretato lo scorso anno che non ci fossero «abbastanza prove» per sostenere «l’efficacia del trattamento». Per questo motivo alcuni gruppi, tra cui l’organizzazione no-profit “Public Citizen’s Health Research Group”, avevano chiesto alla FDA di non dare luce verde all’aducanumab «a causa della mancanza di prove sulla sua efficacia». D’altra parte, diversi mesi dopo l’analisi della FDA, la società farmaceutica Biogen ha annunciato che una nuova analisi, con più pazienti, mostrava che coloro che hanno ricevuto delle maggiori dosi di aducanumab sperimentavano «una riduzione del declino cognitivo». Ciò che ha spinto l’azienda ad effettuare la richiesta d’approvazione. L’aducanumab, che va iniettato una volta al mese per via endovenosa, è inoltre il primo medicamento del suo tipo contro l’Alzheimer: non tenta solo, come altri farmaci al momento sul mercato, di alleviarne i sintomi, mira invece a frenarne la progressione. Dietro al principio attivo ci sono anche i ricercatori dell’Università di Zurigo e la società Neurimmune di Schlieren. Si pensa che più di 40 milioni di persone nel mondo abbiano l’Alzheimer, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” la maggior parte delle quali ha più di 65 anni. Per l’Italia, dove i malati sono circa 500mila, comunque, servirà prima l’ok dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e poi dell’Agenzia del farmaco (AIFA).
Comunicato Stampa – Sportello dei Diritti