Lattoferrina e Covid-19: ulteriori conferme sull’efficacia

Arrivano altre conferme da studi, sia in vitro che in vivo, sugli effetti benefici della lattoferrina contro l’infezione da Covid-19. Si tratta di una proteina naturale multifunzionale in grado di accrescere le difese immunitarie dell’organismo e di svolgere anche un’azione anti-infiammatoria, antibatterica e antivirale.

REVIEW PUBBLICATA SU “INTERNATIONAL IMMUNOPHARMACOLOGY”

La review appena pubblicata su “International Immunopharmacology” da un gruppo di autori statunitensi e polacchi, evidenzia il ruolo della lattoferrina come immunomodulatore, in grado di contrastare l’eccessiva risposta immune e di facilitare lo sviluppo dell’immunità adattativa. Sulla base dei dati si evince che la lattoferrina può essere di beneficio clinico nel ridurre l’entità di un’aberrante risposta immunitaria, la tempesta citochinica e delle sue devastanti conseguenze sia a livello polmonare sia di altri organi vitali. La lattoferrina può essere utilizzata sia in profilassi che come agente terapeutico per i soggetti a rischio di infezione e, a maggior ragione, per coloro che hanno un indebolimento dell’immunità innata.

STUDIO PUBBLICATO SULLA RIVISTA INTERNAZIONALE “NUTRIENTS”

A Gennaio 2021 è stato pubblicato uno studio sulla rivista internazionale “Nutrients”, in cui si è dimostrato che la lattoferrina inibisce l’infezione da Covid-19 e la replicazione del virus. La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori italiani, tra cui il professor Ignazio Castagliuolo e il professor Fabrizio Pregliasco, i quali hanno valutato la potenzialità in vitro della lattoferrina nella prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, confermando, inoltre, una delle caratteristiche di questa proteina, già consolidate in letteratura, cioè l’azione immunomodulante che regola la produzione di mediatori dell’infiammazione nel corso delle infezioni. La lattoferrina ha quindi indotto, come ha sottolineato il professor Pregliasco un innalzamento della risposta immunitaria, ovvero un’attivazione dei cosiddetti neutrofili che sono i linfociti che governano la produzione di citochine che, a loro volta, sono i messaggeri dell’attivazione della risposta immunitaria.

STUDIO CONDOTTO DALLA ASL DI BIELLA

Sempre nel 2021 è partito un importante studio presso l’Asl di Biella, in collaborazione con l’Ospedale Maggiore della Carità di Novara: si tratta di uno studio clinico in doppio cieco sull’utilizzo della lattoferrina (Mosiac® capsule) a un dosaggio di 800 mg al giorno (4 capsule), in pazienti ospedalizzati, positivi all’infezione da Covid-19. La ricerca è coordinata dal dottor Paolo Manzoni, direttore di Pediatria e Neonatologia dell’ASL di Biella, in sinergia con i responsabili dei reparti Covid-19 del Pronto Soccorso e del Dipartimento di Medicina.

Per il dottor Manzoni: “Lo studio sta procedendo secondo i programmi con una buonissima adesione da parte dei pazienti, a cui viene proposto di sottoporsi al trattamento. Attualmente abbiamo in cura oltre 150 pazienti e puntiamo ad arrivare tra le 200 e le 300 persone, probabilmente per fine giugno. Successivamente procederemo con l’analisi dei risultati ottenuti”.

LA RICERCA CONDOTTA DAI MEDICI DI MEDICINA GENERALE

Ci sono anche le esperienze di alcuni medici del territorio che sui loro pazienti positivi a SARS-CoV-2 asintomatici, paucisintomatici e moderatamente sintomatici hanno utilizzato la lattoferrina, nello specifico il Mosiac®. I dati preliminari sono stati presentati ad un congresso incentrato completamente su Covid-19, che si è tenuto a Codogno nel dicembre 2020. Dalla loro esperienza clinica è emerso che la lattoferrina è efficace nelle infezioni da Covid-19 sia da sola, che associata ad altre terapie, utilizzate per il trattamento dell’infezione ed è priva di effetti avversi.

“Ho curato oltre 60 pazienti positivi a SARS-CoV-2, in accordo a protocolli in cui la lattoferrina è somministrata insieme ad altri trattamenti come l’ibuprofene e la Vitamina D. Tutti i pazienti trattati hanno avuto remissione della sintomatologia da Covid-19 e nessuno ha necessitato di ospedalizzazione. Ho utilizzato dosaggi alti, da 1 g fino talvolta a 1,2 g al giorno in caso di pazienti obesi. Infatti, la terapia va personalizzata in base alle caratteristiche del paziente. Inoltre, è necessario intervenire subito con la lattoferrina, già al manifestarsi dei primi sintomi, anche perché legandosi alla proteina Spike con grande affinità, come hanno dimostrato i ricercatori delle Università di Roma La Sapienza e Tor Vergata, svolge un’azione di contrasto all’infezione e di protezione dall’attacco del virus. Ad oggi ho più di 200 persone in profilassi e nessuna di queste si è ammalata”. Spiega il dottor Enrico Naldi, medico di Medicina Generale, docente tutor alla scuola di medicina generale Università di Firenze che ha utilizzato la lattoferrina con risultati molto soddisfacenti sui suoi pazienti. Attualmente si è ampliato il gruppo di Medici di famiglia che sta utilizzando questo protocollo, in cui è presente il trattamento con la lattoferrina nei loro pazienti positivi all’infezione da SARS CoV 2.

RICERCA DELL’UNIVERSITA’ DI CATANIA PUBBLICATA SU “INTERNATIONAL JOURNAL OF MOLECULAR SCIENCES”

Recentissima la pubblicazione da parte di un gruppo di ricercatori dell’Università di Catania sulla rivista scientifica “International Journal of Molecular Sciences”. L’utilizzo di nutraceutici può supportare e aumentare le difese immunitarie dell’organismo, ma anche ridurre la durata e la gravità dei sintomi. Lo studio ha valutato le capacità antivirali di alcuni nutraceutici, tra i quali la lattoferrina. Ad essi sono state attribuite azioni dirette sui virus o modulazioni del sistema immunitario sulla popolazione pediatrica e con possibili applicazioni contro il SARS-CoV-2.

Secondo il professor Luigi Giannini, Pediatra Neonatologo dell’Università La Sapienza di Roma Policlinico Umberto I: “Gli studi effettuati dalle Università La Sapienza e Tor Vergata di Roma in merito agli effetti della lattoferrina sugli adulti, hanno avuto dei buoni risultati e sono stati pubblicati su riviste scientifiche internazionali. Come pediatra e nell’ambito della mia attività ambulatoriale e privata, posso affermare che uso da cinque anni la lattoferrina, in quanto potente immunomodulante e ho osservato che i bambini, a cui la somministro, risultano meno cagionevoli. A maggior ragione, a causa della pandemia da Covid-19, dal 2020 ho utilizzato la lattoferrina abbinata anche alla vitamina D, come immunomodulante anche nei periodi fuori dalla scolarizzazione. In tal senso ho, inoltre, osservato che i bambini che hanno assunto la lattoferrina sono stati più protetti, nonostante alcuni di loro vivessero in un cluster familiare con casi positivi. Queste sono delle mie osservazioni, condivise anche da altri colleghi”.

 

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