Labate: “Nostri sacrifici a cosa sono serviti? Soffriamo da 13 mesi”
Reggio Calabria – “Chiediamo di poter lavorare, come sancito dall’articolo uno della Costituzione italiana, di poter guadagnare il nostro pane. Chiediamo l’abolizione dei colori delle zone, del coprifuoco e maggiore liberta’ e soprattutto un adeguamento della sanita’ calabrese, perche’ come popolo siamo stati condannati a queste chiusure solo perche’ non siamo attrezzati dal punto di vista sanitario”. Cosi’ alla Dire l’imprenditrice reggina della ristorazione Ivana Labate tra gli organizzatori della manifestazione di protesta dei titolari di ristoranti ed esercizi commerciali del food, oggi in piazza Italia a Reggio Calabria.
“Ci chiediamo a questo punto – ha aggiunto – cosa hanno fatto in questi mesi. I nostri sacrifici per il bene comune a cosa sono serviti? Continuiamo a soffrire da 13 mesi. Quel poco che ci e’ arrivato dai Ristori – ha concluso – ci e’ servito solo in parte a coprire le spese di mantenimento dei locali chiusi”.
All’appello hanno risposto un centinaio di imprenditori del settore food di tutta la provincia di Reggio Calabria, in gran parte giunti dalla costa tirrenica, da Scilla e Bagnara, localita’ che basano molto la propria economia sul settore turistico e della ristorazione. In piazza alla manifestazione era presente anche un gruppo di titolari di partita iva e liberi professionisti.
Occorre accordo per noi
Giordano: “Ogni categoria ha esigenze diverse, costretti a usare risparmi”
Reggio Calabria – “Il governo non ha capito che ogni famiglia, come i ristoratori, ha delle esigenze differenti, dall’affitto ad altre spese. Nella nostra categoria c’e’ chi arriva a pagare anche 10.000 euro d’affitto e tre mesi di chiusura significano 30mila euro di spese, da aggiungere e recuperare nel periodo di riapertura”. Cosi’ alla Dire l’imprenditore della ristorazione di Scilla (Reggio Calabria) Johnny Giordano nel corso della manifestazione di protesta contro le chiusure svoltasi a Reggio Calabria.
“Il tavolo tecnico non va bene – ha aggiunto – occorre trovare un accordo con i ristoratori perche’ ogni categoria ha necessita’ differenti. Ci hanno fatto chiudere e non abbiamo protestato, ci siamo adeguati con tutti gli strumenti per il distanziamento, la sanificazione e lo abbiamo fatto. Uscendo, pero’, abbiamo notato il finimondo, ad esempio nei supermercati. Cosi’ rischiamo di uscire pazzi. Le persone si stanno esaurendo – ha affermato – avremo bisogno dell’analista. C’e’ chi e’ forte e resiste ma abbiamo letto di molti suicidi gia’ dimenticati. Non ce la facciamo piu’. Siamo delle persone che cercano di vivere – ha concluso – siamo stati costretti ad utilizzare i nostri risparmi per andare avanti e non e’ corretto”.