La Calabria è l’ultima regione nella somministrazione dei vaccini. In Calabria si fanno lunghe file in ambulanza e, si muore anche in ambulanza. Si muore, anche perché gli ospedali sono saturi e, non ci sono più posti letto per nuovi ricoveri. La pandemia ha evidenziato con forza “il sistema sanitario fallimentare calabrese”. Nel commissariamento più lungo e inutile della storia, nessuno è innocente. Non i commissariati che hanno causato il dissesto. Non i commissari, che lo hanno aggravato. Dal 2008 sino ad oggi, con un andirivieni di commissari ad acta, puntualmente decisi a Roma, cui sono state affidate le sorti della Calabria e dei calabresi, senza però le occorrenti misure accessorie. Non sono stai previsti investimenti necessari a fare ciò che occorreva per conseguire il “minimo sindacale” ma soprattutto per compensare il vero punto debole, ossia l’assistenza territoriale. Quella che avrebbe interpretato anche lo strumento ideale, per opporsi, ovunque, al coronavirus. Si è pensato ad investire su quattro nuovi ospedali, rimasti sulla carta da dodici anni, a fronte della chiusura della quasi totalità degli ospedali periferici esistenti, senza mettere nulla al loro posto. Inutile ribadire, che in un periodo di grave emergenza come quello attuale, gli ospedali periferici, vanno urgentemente riattivati, senza perdere ulteriore tempo. Il diritto alla cura della salute va garantito in ogni dove e come, così come previsto e consacrato dall’articolo 32 della nostra Carta Costituzionale. La Calabria della sanità commissariata ha bisogno di altro. Ha bisogno di un azzeramento del debito sanitario. Ha bisogno di una ricostruzione dell’assistenza territoriale che non c’è, e, delle attenzioni domiciliari necessarie alla cura della salute, che nel post-covid sarà più che indispensabile, nonché del più generale sistema ospedaliero, sì da renderlo pronto ad ogni evenienza.
Maria Josè Caligiuri
Coordinatrice Regionale Azzurro Donna Calabria
Responsabile Regionale Dipartimento Pari Opportunità e Disabilità della Calabria