L’VIII Commissione pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali e immigrazione del comune di Reggio Calabria, il professore Antonino Romeo che ha ripercorso le vicende storiche che hanno portato al dramma delle foibe. “È una delle pagine più tristi della nostra storia-dice Lucia Anita Nucera presidente Commissione- ancora oggi c’è tanto buio attorno a questa dolorosa vicenda. È necessario non solo ricordare la storia, ma anche tramandarla alle future generazioni affinché ne abbiano consapevolezza. Non si può non conoscere ciò che è avvenuto nel nostro Paese e che ogni dieci febbraio viene ricordato nella giornata istituita nel 2004. Una vicenda drammatica e dolorosa-afferma la presidente Nucera- che ha portato alla morte di tante persone e che deve ricordarci cosa la guerra può fare, come può distruggere le comunità e quanto dolore può creare”. A tracciare l’excursus storico che ha portato alle foibe, è stato il professore Romeo:”È un argomento che continua ad appassionare e dividere l’opinione pubblica del nostro Paese, restio a conoscere questa storia con strumenti adeguati. Spesso, si è usato lo strumento della memoria per suscitare emozioni e stati d’ animo. E’ scorretto parlare di memoria al singolare, ma bisogna riferirsi al plurale, perché ognuno ha la sua.
Accanto alla memoria -prosegue il professore- che è il momento iniziale della conoscenza, bisogna approfondire il senso della storia che è giustificatrice, mira a dare un senso ai fatti attraverso una rete documentata di nessi causali che ci permettono la comprensione. In riferimento alle foibe, contestualizzare significa mettere in relazione i fatti con l’apporto di altre discipline per collocare la vicenda drammatica nella storia complessa del nostro Paese, soprattutto in riferimento ai rapporti con la comunità slava. La realtà plurietnica diventa travagliata nell’ 800-afferma Romeo- quando nasce il concetto di nazionalità che in politica si traduce nel concetto di Stato per la Nazione, dove c’è spazio solo per i rappresentanti di una etnia, mentre tutti gli altri sono sempre più estranei. Il processo di nazionalizzazione delle masse, ossia dare una identità, viene affidato allo Stato attraverso l’esercito e la scuola. Questa nazionalità sempre più esasperata insieme ad una ferma concorrenza è il contesto in cui si delinea la vicenda delle foibe.
Italiani e slavi si combattono. La grande guerra è lo snodo fondamentale del ‘900 e
consegnera’ all’umanita’ che sopravviverà, un mondo di violenza organizzata e diffusa che avrà come scopo di insegnare a distruggere e odiare l’ avversario.
Questo clima di odio e violenza legalizzata, avvelena i rapporti nel dopoguerra. Gli equilibri internazionali che si creano vedono il governo italiano legato al vecchio patto di Londra ma anche alle nuove posizioni. Otteniamo l’ Aldo Adige e chiediamo Fiume che è italiana. Le vogliamo entrambe e si va ad una serie di vicende che porta alla disubbidienza legalizzata, all’ attacco alle istituzioni che apre la strada a quello che succederà.
Il fascismo opera una bonifica etnica -evidenzia il professore-con una politica di discriminazione fatta più di ottusità che di effettiva repressione, imponendo l’uso della lingua italiana e proibendo quella slovena.
Nel ’41, lo stato jugoslavo crolla ma nasce una guerra civile durissima.
In questo momento, si collocano le foibe del ’43 e poi quelle del ’45, dove la rabbia pregressa esplode con l’epilogo nelle vicende legate alla corsa per Trieste tra le armate di Tito e quelle angloamericane.
Dietro le prime foibe c’e’ stata una vendetta nei confronti degli italiani, nelle seconde c’è stata una pulizia etnica di Tito.
L’operazione spietata dal punto di vista politico è stata nella connivenza di forze politiche affini a Tito.
Oggi, parliamo delle foibe ma per decenni non è stato così. Il dramma storico delle foibe si inquadra nella tragedia della seconda guerra mondiale. Ma -conclude il professore Romeo- nessuno aveva interesse a parlarne”.
Il consigliere Malaspina ha evidenziato che la grande tragedia è stato il silenzio che ha accompagnato questa vicenda. L’auspicio, ha detto, è che si rompa questo silenzio anche all’interno delle istituzioni.