Le indagini, affidate ai Carabinieri della Stazione di Trani, hanno reso possibile accertare gravi indizi a carico degli indagati che sfruttavano l’abitazione di RG , incensurato e padre di RS , per detenere grossi quantitativi di droga e armi anche da guerra. La stura per le indagini è stata data dall’operazione condotta dalla Stazione Carabinieri di Trani del 13 aprile 2019 allorquando arrestarono i R perché trovati in possesso di circa 4 kg tra hashish e marijuana nonché un giubbotto antiproiettile, un revolver ed una mitraglietta considerata arma da guerra con il relativo munizionamento. Le indagini condotte dallo stesso reparto sotto la direzione della Procura Distrettuale di Bari, hanno consentito di acclarare che le abitazioni dei Romanelli erano un vero e proprio “deposito” di droga da cui CL la prelevava mettendola a disposizione per il successivo smercio da parte di PA o, SE e SL . Le captazioni in carcere hanno consentito di accertare che non era la prima volta che tutti gli indagati sfruttavano l’abitazione di RG come “base logistica” per la detenzione di droga e armi e, anzi, per celare queste ultime utilizzavano anche un fasciatoio sotto il quale era occultata una pistola prelevata da LD, tra l’altro moglie di RS e nuora di G, consegnandola a SE.
Nei primi mesi del 2019 erano forti le fibrillazioni fra i gruppi criminali organizzati che operano tra il sud Foggiano e il nord della provincia Barletta-Andria-Trani. L’impeccabile direzione dell’Autorità Giudiziaria della Procura Distrettuale Antimafia di Bari però, supportata da un diuturno, intensissimo e proficuo coordinamento “real time” di molti reparti dei Carabinieri attraverso il quale è stato possibile realizzare una massiccia, penetrante e qualificata manovra info-investigativa, ha consentito di contenere le azioni di fuoco dei clan che si combattevano. Infatti con il rito abbreviato sia il Presta che il Sebastiani sono già stati condannati in primo grado a 3 anni e 4 mesi di reclusione più la multa di 10 mila euro per i reati contestati loro con l’aggravante prevista dall’art. 416bis 1 (cosiddetto” metodo mafioso”). (foto di repertorio)