Sulla scorta di questa irrinunciabile premessa, sento di far mio l’appello di padri e madri di famiglia che non chiedono altro che poter tornare a pescare, per portare a casa dignitosamente, una paga onesta. È un loro legittimo diritto. La mia incondizionata solidarietà dunque a pescatori e portuali. Occorre salvare la stagione, dopo un anno di pandemia e restrizioni, l’economia locale è fortemente compromessa.I pescatori sono provati e delusi. La pesca non rappresenta solo una mera attività lavorativa, ma per molti di loro rappresenta una ragione di vita. Essere pescatore, per la grande comunità di Marinella di Bagnara, delinea un modo di essere; e senza questa possibilità, sono certo, verrebbe messa in discussione persino la loro identità. I pescatori di Bagnara riproducono un esempio positivo di diligenza e di sacrificio; di dedizione al lavoro e di legame indissolubile con la loro terra e con le loro tradizioni.
E ‘vero anche che per il Porto di Bagnara, c’è un progetto serio di rilancio che vedrà la luce attraverso 12 milioni di euro del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, e di 9 milioni di euro da parte della Regione Calabria. Una prospettiva di futuro che farà bene all’economia e alla comunità civile del territorio; un percorso di crescita di un’area geografica la cui storia è visceralmente legata alla pesca e all’attività di diportismo. Ma adesso occorre risolutezza per lenire i disagi di un’intera categoria costretta a fare i conti con una crisi dalla portata globale. Far ripartire l’attività del porto di Bagnara permetterebbe di salvare la stagione, e soprattutto consegnare un briciolo di speranza ai pescatori dell’intero comprensorio.
Il mio auspicio pertanto, è che le autorità competenti, con rapidità e velocizzando le prassi burocratiche, accertino le responsabilità, e al contempo garantiscano la possibilità ai pescatori di usufruire degli attracchi del porto per ritornare in mare a pescare, e riappropriarsi del proprio lavoro, della propria passione, del proprio mondo.