L’idea per sostenere la ripartenza del turismo è emersa oggi durante gli Stati Generali Mondo Lavoro del Turismo: convertire i premi di produzione in rimborsi per il comparto
Venezia, 27 marzo 2021 – Dagli Stati Generali Mondo del Lavoro Turismo arriva una proposta che ha tutte le carte in regola per ottenere un doppio risultato: stimolare il comparto turistico in crisi e incentivare il welfare aziendale: sostituire, in seno alla legge che regola il welfare aziendale, la parola “convenzione” con la parola “rimborso”.
In Italia è prassi molto diffusa, all’interno delle aziende, il ricorso a piani di welfare per i dipendenti a tempo indeterminato, ovvero l’offerta di beni e iniziative a sostegno del reddito. Servizi detassati, che non concorrono a formare reddito imponibile, poiché pensati per soddisfare esigenze che possono migliorare la condizione di vita del dipendente e dei suoi famigliari.
Dario Ceccato, partner senior di Ceccato Tormen & Partners, nel panel su “Welfare e cambiamenti organizzativi”, ha invece lanciato una provocazione: convertire i premi di produzione in voucher per i lavoratori. In questo modo non si accrescerebbe il debito pubblico, come nel caso del bonus vacanze, ma si darebbe ai dipendenti la possibilità di scegliere in autonomia dove andare e cosa fare, e quindi dove e come spendere gli importi dei voucher.
Al dibattito ha poi preso parte Elisabetta Cattaneo, Sales Development Manager JobValue e JobPricing, che ha offerto una interessante panoramica sull’evoluzione recente dei livelli retributivi nel settore turistico, fortemente penalizzato dalla situazione. Il turismo, infatti, è uno di quei settori quasi completamente azzerati dalla pandemia, in cui addirittura molti esercizi hanno continuato ad operare, ma in perdita.
L’avv. Michela Bani, partner Lab Law e Head of International Labour Law Dept, ha poi messo in luce come, nel comparto turistico, le aziende necessitino ancora di assimilare la cultura del welfare, oggi molto carente. Il turismo, ha detto «è il fanalino di coda nell’ambito della retribuzione variabile», quindi uno sforzo da fare potrebbe essere quello di agire sulla componente sindacale, affinché questa parte sia maggiormente valorizzata e impiegata dalle aziende. Anche perché, in questo momento di crisi, che avrà una coda lunga almeno per il prossimo triennio, le aziende si troveranno a dover ridurre i costi del personale e, perché no, incentivando i piani di welfare così da favorire allo stesso tempo la disponibilità economica dei dipendenti.
Carlo Alberto Carpignano, direttore dell’ASCOM di Torino, ha proseguito il discorso sottolineando l’importanza di discutere di welfare a livello di contrattazioni collettive nazionali, perché – ha detto: «fino a quando non si creeranno delle sensibilità sindacali e imprenditoriali su questo tema, sarà difficile avere uno sviluppo capillare delle politiche di welfare aziendale».
Sempre in tema di welfare, ha poi suggerito una riflessione su un’opportunità emersa grazie a questa pandemia: riscoprire due concetti che solo apparentemente sono opposti, quello della digitalizzazione (e-commerce, utilizzo dei social…) e quello della prossimità, per renderli canali complementari, perseguibili soprattutto da quel tessuto economico di piccole imprese che tiene vive le nostre città.
In questo senso il welfare aziendale diventa welfare di prossimità, perché è nella prossimità territoriale che le aziende possono sviluppare un lavoro di ricerca e attivazione di servizi e iniziative per i propri dipendenti, secondo il modello lanciato dalla Sindaca di Parigi della “città in 15 minuti”, in cui, cioè, tutto è accessibile (cure, shopping, cultura…) a piedi o in bici, nel raggio di pochi minuti.
I vantaggi per il Sistema Italia:
Sostenibilità economica. Questo nuovo strumento per la ripartenza si discosta da quello adottato nel 2020 – i famosi voucher, o Bonus vacanze – in quanto non viene finanziato da spostamenti di bilancio dettati da DPCR. Si utilizzano risorse già presenti e mobilitabili, senza accrescere il debito pubblico.
Un nuovo turismo di prossimità. Il comparto turistico, che rappresentava fino al 2019 il 14% del Pil complessivo, è in grave crisi e fa i conti con il crollo di arrivi dall’estero, che non potrà tornare ai numeri del passato prima del 2024. I turisti italiani potrebbero quindi diventare parte attiva nel processo di risollevamento delle sorti del comparto turistico del nostro paese.
Circolarità ed eticità. Alcuni settori dell’economia hanno, fortunatamente e meritoriamente, tratto un beneficio economico dall’emergenza pandemica. Ad esempio, la logistica e la grande distribuzione alimentare. Queste risorse possono essere rimesse in circolo e tornare ad alimentare l’economia dei territori. È la grande lezione della pandemia: ci si salva solo insieme.