Via libera all’eutanasia in Spagna. La legge che ha legalizzato l’eutanasia entrerà in vigore tra tre mesi

Madrid ha legalizzato l’eutanasia e il suicidio assistito per le persone con malattie gravi, incurabili o debilitanti che vogliono porre fine alla propria vita. Il voto odierno – 202 favorevoli, 141 contrari e due astensioni – fa della Spagna il settimo Paese al mondo a dotarsi di una legge per il fine vita, nonché il quarto dell’Unione europea. Entrerà in vigore tra tre mesi e sarà disponibile per tutti i cittadini adulti con residenza legale in Spagna. La ministra della Salute Carolina Darias ha dichiarato in aula: «Oggi è un giorno importante: ci stiamo dirigendo verso il riconoscimento dei diritti umani. Stiamo andando verso una società più umana ed equa». All’esterno del Parlamento si sono tenute manifestazioni sia di gruppi favorevoli che contrari al provvedimento. Il partito di estrema destra Vox ha annunciato che ricorrerà alla Corte costituzionale. Oggi, in Spagna, chiunque veniva giudicato colpevole di aver aiutato qualcuno a porre fine alla propria vita poteva essere condannato a una pena fino a 10 anni di reclusione. In Europa, dunque, ecco  in quali Paesi è legale e in quali no: il Belgio è stato il primo Paese a seguire l’esempio dell’Olanda. Nel 2003 ha legalizzato l’eutanasia e nel 2016 l’ha estesa ai minori. In Lussemburgo, dove è stata legalizzata nel marzo 2009, questa pratica vale invece soltanto per gli adulti e per i pazienti in condizioni di salute considerate “senza via d’uscita”.

La Svizzera prevede sia l’eutanasia attiva indiretta (assunzione di sostanze i cui effetti secondari possono ridurre la durata della vita), sia quella passiva (interruzioni dei dispositivi di cura e di mantenimento in vita), sia il suicidio assistito. Il Paese elvetico dà anche ai cittadini stranieri la possibilità di scegliere il suicidio assistito, come successo nel 2017 nel caso di Fabiano Antoniani, conosciuto anche come dj Fabo. La Francia ha introdotto con la legge Leonetti del 2005 il concetto di diritto al “lasciar morire”, che favorisce le cure palliative. Nel 2019, nel Paese transalpino è tornato alla ribalta il caso di Vincent Lambert, il tetraplegico in stato vegetativo al centro di una decennale battaglia legale, diventato simbolo del dibattito sull’eutanasia in Francia. Dopo una lunga battaglia legale, che ha diviso anche i familiari, i medici hanno deciso di sospendere cure e alimentazione. Lambert è morto l’11 luglio.

In Gran Bretagna, dove l’interruzione delle cure a certe condizioni è autorizzata dal 2002 e si è introdotto anche il concetto dell’aiuto al suicidio “per compassione”, dal 2010 le sanzioni sono meno dure che in passato. In Portogallo sono vietate sia l’eutanasia passiva sia quella attiva, ma è consentito a un comitato etico di interrompere le cure in casi disperati.La Svezia ha legalizzato l’eutanasia passiva nel 2010, tollerata anche in Germania, Finlandia e Austria su richiesta del paziente. In altri Paesi, come Danimarca, Norvegia, Ungheria e Repubblica Ceca il malato può rifiutare le cure o l’accanimento terapeutico.

L’eutanasia, evidenzia Giovanni D’AGATA, presidente dello “Sportello dei Diritti”, resta invece illegale in Irlanda e in Italia. Dj Fabo, Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e, prima ancora, Elena Moroni sono i casi simbolo che hanno a più riprese negli anni suscitato il dibattito sul fine vita nel nostro Paese. Nonostante la prima proposta di legge sul tema risalga al 1984, non c’è ancora una norma che regoli la questione.

c.s. – Sportello dei Diritti

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