La via che conduce alla virtù felice sembra difficilissima, tuttavia essa può essere trovata e senza dubbio dev’essere ben difficile ciò che si trova così raramente. Come potrebbe mai accadere, infatti, se la salvezza fosse a portata di mano e si potesse trovare senza grande fatica, che essa fosse trascurata quasi da tutti? Ma tutte le cose eccellenti sono tanto difficili quanto rare. Per essere felici è necessario essere liberi? Ed essendo liberi è possibile essere felici? Insomma, come si intrecciano due valori per noi così importanti? L’ egoismo sta diventando un valore primario nella nostra cultura. L’uomo è in catene ovunque, è questa la verità e la solidarietà è calata a picco in questi ultimi anni. Individualismo, narcisismo, egoismo: sono diventate, oggi più che mai, tutte figure di solitudine. Anche la socializzazione si è ridotta alla propria parvenza digitale. E se anche l’istruzione, superata questa fase sperimentale, costretta dai tempi, dovesse poi venire diffusa via internet? I ragazzi hanno bisogno di imparare, ma anche di guardarsi in faccia, di ridere, di capire attraverso lo sguardo se l’altro dice la verità o sta mentendo. Hanno bisogno di esperienze fisiche, hanno bisogno del compagno di banco.
L’uomo è tremendamente solo costretto a vivere nella solitudine e nel ricordo dei tempi passati. Se oggi alcuni aspetti di Platone possono farci storcere il naso, va detto che per essere un uomo vissuto due millenni e mezzo fa ci propone delle riflessioni di incredibile attualità, e può quantomeno fornire delle provocazioni interessanti. Certo, i suoi valori sono comunque legati alla cultura e alla mentalità del tempo, ma possono essere comunque riletti in modo più generale e adattati al nostro tempo e, quando questo non è possibile, offrono ugualmente spunti di grande interesse. Ad esempio, possiamo senza difficoltà trasporre il suo mondo delle idee, così difficilmente accettabile sul piano “concreto” nella contemporaneità demistificata, sul piano di una sorta di mondo di pure verità di valore puramente regolativo. Cioè: ammettiamo pure che esistano delle verità in quanto tali, verità assolute (ma se anche così non è, poco importa), e diciamo che l’uomo le ricerca ben sapendo di non poter mai giungere ad esse (l’uomo può essere filosofo, ma mai davvero sapiente, che è una cosa riservata agli dei), ma sapendo anche che nell’approssimarsi asintoticamente ad esse può “procreare nel bene”, ossia progredire comunque nella conoscenza, che manterrà il suo carattere imperfetto, ma sarà comunque meno imperfetta di prima, grazie ad un perfezionamento dialettico. Ogni verità sembra svanire ,o meglio, nel momento in cui sembra raggiunta, sbiadisce fino a dissolversi. Siamo di fronte all’inaspettato: pensavamo di controllare tutto e invece non controlliamo nulla nell’istante in cui la biologia esprime leggermente la sua rivolta, ogni copia sembra essere sbiadita e la ricerca sembra non avere via d’uscita.
La necessità della libertà e di ritrovarsi, incatena l’uomo alla condizione in cui si trova, travolge la libertà umana, non la sostiene. Se le cose dipendessero dal caso o dall’arbitrio di volontà divine impenetrabili, l’uomo non potrebbe prendere in mano il proprio destino, non potrebbe progettare la propria vita. Oggi l’uomo pur essendo libero, è in catene, schiavo di un sistema umiliante che rigetta ogni libertà e in cambio fa credere di concedere sicurezza, ma in realtà lo incatena alla solitudine, ad una caverna dove se pur uno spiraglio di luce si intravede questo è destinato ad affievolirsi. La politica non è più in grado di svolgere la sua funzione di governo della società e sta privando l’uomo della propria libertà individuale, trasformando la ricerca della felicità da sfida esistenziale, in cui ciascuno mette in scena il proprio tentativo di dare un senso alla propria esistenza, in un vortice che conduce alla sottomissione.
Al tempo del covid, ormai divenuto il nostro tempo, all’uomo è sottratta qualsiasi forma di libertà, con nuovi modelli di vita e di comportamento a cui deve uniformarsi. Oggi, il prezzo di questa felicità è la libertà individuale, dal momento che chiaramente le persone non possono vivere come vogliono. Ma che importa, se sacrifichiamo la libertà in favore dell’unica cosa che davvero interessa all’uomo, ossia la felicità? Ma così si può essere felici? È questo il dilemma del nostro secolo.
Prof.ssa Raffaella Solano