ONU, effetto Covid: possibile aumento del reclutamento di bimbi soldato

10:42 – La pandemia di Coronavirus ha aumentato la povertà dei Paesi a rischio e nelle zone di conflitto, le famiglie di tali zone, dunque, stanno affrontando una grave crisi che potrebbe costringerle, secondo alti funzionari delle Nazioni Unite, a spingere i bambini ad unirsi ai gruppi armati. L’uso di bambini per operazioni militari, anche illegali, ancora oggi è ampiamente diffuso su tutto il Pianeta, vengono reclutati prevalentemente i maschi, tuttavia un 30% degli eserciti arruola anche bambine. Il fenomeno dei bambini soldato viene spesso dimenticato o messo in secondo piano rispetto alle grandi crisi globali, tuttavia dagli anni settanta sono state firmate numerose convenzioni internazionali allo scopo di limitare la partecipazione dei bambini ai conflitti. Tali convenzioni hanno generato delle leggi a tutela dell’arruolamento dei bambini, infatti sono previste pesanti sanzioni come crimini di guerra per coloro i quali usano bambini sotto i 15 anni di età nei conflitti. Nonostante tali restrizioni, ancora oggi vengono usati bambini nelle guerre e nei conflitti in numero imprecisato, solo nel 2019, infatti, sono stati arruolati circa 7.740 bambini, alcuni di appena sei anni, e il numero potrebbe essere attualmente in aumento a causa della crisi pandemica. Le comunità residenti in Paesi a rischio non hanno più lavoro e stanno diventando via via più isolate a causa dell’impatto socioeconomico del Coronavirus, per tanto l’unica loro soluzione potrebbe divenire il reclutamento anche dei bambini, i quali potrebbero essere sia costretti dalle famiglie sia perché attratti dal possibile compenso per dar da mangiare alla famiglia. I minori vengono utilizzati come combattenti, cuochi o per lo sfruttamento sessuale all’interno delle forze armate, “in almeno 14 paesi tra cui Repubblica Democratica del Congo, Sud Sudan e Somalia” afferma l’ONU, scrive AL-JAZEERA. Nonostante la richiesta dell’ONU di cessare il fuoco a livello globale per tentare di limitare il dilagarsi della pandemia di Coronavirus e aiutare i Paesi a rischio sanitario, i gruppi armati hanno continuato i conflitti cambiando le tattiche militari, ostacolando gli sforzi fatti per tentare di proteggere i bambini nelle zone di conflitto anche da rapimenti, uccisioni e sfollamenti forzati. Una delle nuove tattiche utilizzate dai gruppi è attaccare le abitazioni, mentre prima venivano attaccate le scuole, luogo in cui erano i bambini. “La pandemia ha anche ritardato i progressi nell’attuazione della legislazione in diversi paesi per vietare e criminalizzare il reclutamento e l’uso di bambini da parte di forze armate e gruppi”. Grazie alle continue richieste dell’ONU e di altre organizzazioni, “in Sud Sudan, il numero di violazioni contro i bambini, incluso il loro reclutamento come combattenti, è diminuito significativamente negli ultimi cinque anni”, e la scorsa settimana è stato condannato il comandante dei ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore dell’Uganda dalla Corte Penale Internazionale (ICC) per tutti i crimini commessi, tra cui rapimenti di minori e omicidio. I funzionari dell’ONU chiedono un continuo aiuto dalle Nazioni che devono applicare una severa supervisione del modo in cui i loro ufficiali e il loro personale reclutino i nuovi membri dell’esercito. (cit. AL-JAZEERA)

SM

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About the Author: Silvana Marrapodi