“Ormai è un mantra quello di dichiarare che non ci possiamo permettere come Paese di perdere l’occasione fornita dall’Europa con il Recovery Fund. – dichiara Marco Landi, Presidente Nazionale CNA Federmoda – Ė indubbiamente vero, ma quindi cosa dobbiamo predisporre come Italia, cosa dobbiamo contemplare all’interno del Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza, così come è stato chiamato il nostro piano di rilancio?
Innanzitutto come CNA Federmoda riteniamo che debba essere posto al centro il tema della manifattura, cosa che nei documenti finora visti non avviene come dovrebbe. La filiera moda deve essere esplicitamente dichiarata strategica, questo per tutto quello che implica e che genera attraverso un indotto che va oltre il settore, diffondendo ricchezza. La moda gioca un ruolo di marketing diffuso trasmettendo nel mondo un sentiment portatore di attenzione verso l’Italia e i suoi territori. L’impianto del PNRR dovrebbe avere una organicità di sistema, che invece al momento manca. Questa dovrebbe essere l’occasione per impostare l’Italia dei prossimi decenni, mettere in essere un programma di interventi con ricaduta appunto sistemica e non trattare queste risorse come argent de poche per andare ad intervenire nella soddisfazione di pressioni particolari”.
“Ė necessario matematizzare il programma definendo un calendario, indicatori di risultato, previsioni d’impatto, possibili ricadute. Interessante sarebbe a mio parere pensare una progettualità che prendesse in considerazione il tema della ricollocazione territoriale dell’industria o di una nuova attenzione ai distretti – continua il Responsabile Nazionale CNA Federmoda, Antonio Franceschini – Questo porterebbe ad innescare diverse combinazioni positive. Alleggerire il peso sui centri urbani del traffico e dell’inquinamento, valorizzazione del patrimonio immobiliare presente in maniera diffusa sul territorio nazionale, attenzione all’ambiente e conseguente prevenzione contro il dissesto idrogeologico. Gli interventi dovrebbero prevedere investimenti infrastrutturali per facilitare mobilità e connessione. Investimenti nella conoscenza rilanciando una stagione dedicati ai Centri di Ricerca e alla formazione professionale aumentando in questo caso le risorse dedicate all’apprendistato duale”.
“Il rilancio di una politica distrettuale potrebbe preludere ad una politica di collaborazioni, aggregazioni, messa in rete di imprese – continua Marco Landi – modalità indispensabili per la miglior partecipazione alle dinamiche mondiali ed alla possibilità di intercettare le catene globali del valore”.
Ecco che un investimento nella direzione qui accennata porterebbe ad avviso di CNA Federmoda un arricchimento generale delle aree interessate e più in generale al Paese portando di rimbalzo risorse sui territori poi investibili in cultura e turismo.
Insomma, CNA Federmoda chiede di immaginare la manifattura come le fondamenta del nostro impianto, ecco perché dovrebbe questa essere messa al centro del Recovery Plan, e in quest’ottica ha trasmesso un proprio position paper alla X Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati in occasione delle audizioni attivate sul PNRR.
I nostri distretti non sono presi in considerazione, sarebbe importante anche ai fini anche di una salvaguardia territoriale e ambientale investire in programmi tesi a rilanciare la presenza industriale, intesa nell’accezione più ampia del termine, nel senso cioè dell’ampio mondo produttivo, nei distretti attraverso una programmazione condivisa con le Regioni e gli Enti Locali.
Un imponente lavoro deve essere poi dedicato al tema giovani, a come costruire un percorso che porti al mondo del lavoro sia come dipendenti che come imprenditori.
Tutto questo non può che passare da una più stretta correlazione e integrazione tra scuola e lavoro, tra mondo dell’istruzione e formazione e imprese.
A tal fine è necessaria una revisione forte degli Istituti Tecnici e Professionali. Dobbiamo rivedere la formazione dedicata al mondo della produzione riportando (e ancora il mantra non può che essere lo stesso) al centro la manifattura. Dobbiamo preparare nuovi tecnici, ma anche pensare alla nostra tradizione artigianale riportando attenzione alla manualità.
Non esiste garanzia di un solido sviluppo economico e produttivo senza un rapporto di mutuo sostegno tra politiche economiche, sociali ed ambientali, piena occupazione e lavoro dignitoso. La crescita economica inclusiva e sostenibile, la tecnologia e la trasformazione strutturale sono fondamentali per la competitività delle filiere produttive, in particolare per la manifattura nel complesso comparto del tessile/moda, ed esse devono essere guidate da una specifica direzione strategica. Sono necessarie in tal senso misure politiche più rigorose ed inclusive tese ad affrontare le asimmetrie nazionali nella mobilitazione delle risorse, nel know-how tecnologico, nel potere di mercato e nelle asimmetrie causate dall’iper-globalizzazione che hanno generato risultati di esclusione che perdureranno nel tempo se non verrà intrapresa alcuna mirata azione.
NextGenerationEU pone una consistente attenzione verso l’obiettivo di garantire condizioni di parità nel sistema economico-produttivo, supportando gli investimenti nella transizione verde e digitale, elementi strumentali alla resilienza ed al futuro europeo.
Pertanto, quando si tratta del tessuto economico-produttivo italiano, tale principio deve essere calibrato su parametri specifici.
Il principio secondo il quale sia necessario creare nel nostro Paese le giuste condizioni economiche per l’imprenditorialità, per il settore del tessile, abbigliamento, calzature e pelletteria, equivale a dire che esso deve essere adattato alla filiera, asset strategico per la traduzione dell’idea stilistica in prodotto, per la rigenerazione delle competenze, e per la valorizzazione intangibile del made in Italy, per alimentare le aree distrettuali di humus fertile all’innovazione e alla continuità d’impresa.