12:04 – In studio pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters da un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall’Università di Barcellona, in Spagna, emerge che con una densità che raggiunge in alcune zone il milione di oggetti per chilometro quadrato, i fondali dello Stretto di Messina hanno battuto il record mondiale di rifiuti. “Il lavoro è stato condotto in collaborazione con il Joint Research Centre (Jrc) della Commissione europea e vede coinvolti diversi enti italiani, come l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (Ispra), la Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’Università di Cagliari e l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (Ogs)”, scrive ANSA. Non è solo lo Stretto di Messina ad essere coinvolto da tali disastrosi eventi, infatti la quantità di rifiuti sui fondali marini tende ad aumentare su tutto il Pianeta, addirittura paragonabile alle grandi discariche presenti sulla terraferma, un trend destinato a continuare, e probabilmente nei prossimi 30 anni il volume di rifiuti sui fondali marini mondiali tenderà ad aumenta fino a superare i tre miliardi di tonnellate. “Le regioni marine più colpite sono quelle circondate da terre o semi chiuse, i fondali vicino la costa, le aree prossime allo sbocco di grandi fiumi e quelle dove c’è un’intensa attività di pesca, anche lontane dalla terra”, infatti i materiali che vengono trovati come rifiuti abbondanti sono plastiche, metalli, vetro, ceramica, attrezzature da pesca, tessuti e carta. In particolar modo nel Mediterraneo, ove sono presenti forti tempeste marine, come a tempesta Gloria del Gennaio 2020, i rifiuti sulle coste aumentano e tendono ad accumularsi anche sulle spiagge.
SM