USB scrive al Commissario alla Sanità calabrese Guido Longo per chiedere un incontro e affrontare l’annoso problema delle strutture residenziali psichiatriche della provincia di Reggio Calabria.
Il servizio residenziale psichiatrico è uno dei nodi più spinosi del ginepraio della sanità reggina, commissariata per mafia e sempre sull’orlo del dissesto: dal 2008, infatti, si sarebbe dovuto definire il percorso di definitivo accreditamento delle strutture, la cui gestione mista pubblico-privata, creata agli inizi degli anni ‘90 dopo la chiusura del manicomio di Reggio Calabria, era stata resa illegittima dall’evoluzione normativa.
Dopo diverse mobilitazioni e l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura reggina nel 2018 l’allora Commissario Scura definisce un iter per arrivare alla riorganizzazione della Rete psichiatrica territoriale. Inutile sottolineare che ad oggi non sono stati fatti passi in avanti, si procede di proroga in proroga, senza risolvere questo nodo gestionale.
Questo non comporta solamente l’incertezza del domani per i tanti operatori che da decenni prestano il loro servizio in questo delicato settore, ma il vero danno è che questa situazione di illegalità ha generato il blocco dei ricoveri, con tutto quello che ne consegue per quelle famiglie che hanno bisogno di un supporto di questo tipo e sono costrette a rivolgersi fuori provincia o a ad affrontare la malattia in casa.
È ora che chi di competenza rompa gli indugi e risolva questa situazione: che vengano riportate nell’alveo del pubblico, internalizzando servizi e personale come noi ci auguriamo, o che si proceda agli accreditamenti, in modo da poter sbloccare i ricoveri e dare risposte all’intera Città metropolitana.