L’ultimo attacco era stato nel 2013
«Abbiamo visto la pinna poi, boom, c’era sangue ovunque». Così un pescatore ha raccontato i drammatici istanti dell’attacco di uno squalo bianco ad una bagnante in Nuova Zelanda. L’attacco è avvenuto ad appena 50 metri al largo della popolare spiaggia di Waihi Beach una città costiera all’estremità occidentale della Bay of Plenty nell’Isola del Nord della Nuova Zelanda. La donna era ancora viva quando è stata tirata fuori dall’acqua ma nonostante i tentativi dei soccorritori di rianimarla, è morta poco dopo. Sono stati avviati pattugliamenti aerei e lungo il litorale della città, che resterà chiuso al pubblico per almeno due giorni. L’esperto di squali Riley Elliott sottolinea che ci sono stati avvistamenti di giovani grandi squali bianchi nella zona dalla scorsa estate. “Gli attacchi di squali sono estremamente insoliti in Nuova Zelanda, soprattutto quelli fatali”, ha dichiarato Elliott. L’ultimo attacco mortale di uno squalo a un bagnante era stato nel 2013. Dal 1892, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, ci sono stati 45 assalti di questo tipo nel Paese, di cui 12 fatali. Secondo il biologo marino Craig Thorburn, che si occupa di diversi acquari in Nuova Zelanda e Australia, oltre 60 specie di quali nuotano in acque neozelandesi, ma gli attacchi sono incredibilmente rari. «Statisticamente, ne vediamo uno ogni tre anni e uno mortale ogni 20 anni». Vi sono poche cose che possono indurre uno squalo ad attaccare, ma per lo più è questione di trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato, ha detto Thorburn. «Sono animali curiosi per natura, quindi o si avvicinano a qualcosa per vedere cosa sia, o la mordono con l’intenzione di mangiarla, o sono provocati e mordono per difesa».
c.s. – Sportello dei Diritti