Una volta all’interno della stanza, i militari non hanno riscontrato nulla di particolarmente anomalo ma ad insospettirli è stato il ritrovamento di una mazzetta di banconote da 50,00 euro – per un totale di 4.250 euro – e di tre piccoli astucci contenenti un totale di 112 gr di piccole pepite in oro. Un piccolo tesoro su cui, ancora una volta, i tre hanno fornito spiegazioni vaghe e discordanti. Ma ad alzare ulteriormente il livello di attenzione dei militari è stato il rinvenimento di una chiave riconducibile ad un agriturismo alle porte di Monte Colombo.
E così, i carabinieri, davanti all’ennesimo silenzio, insieme ai tre fermati hanno fatto tappa presso la seconda struttura ricettiva ed all’interno della stanza, aperta proprio da quella chiave, hanno scovato un vero e proprio tesoro, almeno all’apparenza.
All’interno di alcune valige, infatti, gli investigatori hanno rinvenuto numerosi sacchetti in plastica, contenenti mazzette di banconote contraffatte da 50.00 euro – per un totale di 1.552.000 euro – sistemate artatamente al fine di non consentire, a prima vista, di scorgere l’inganno. Ma non solo: in alcuni sacchi, i militari hanno ritrovato un totale di 64kg di pepite in ottone – spacciate per oro – e apparecchi conta soldi e verificatori di banconote.
Elementi indiziari, quelli rinvenuti dai militari, che hanno indotto ad applicare il provvedimento restrittivo anche al fine di meglio comprendere la provenienza e la destinazione finale, entrambe verosimilmente illecite, di questo finto tesoretto che tanto fa pensare al cd. fenomeno del Rip Deal – “affare sporco”, molto diffuso in Europa: millantando la prospettiva di un’operazione di cambio molto vantaggiosa i truffatori riescono a consegnare alla loro vittima del denaro falso in una valuta, ricevendo banconote autentiche in un’altra valuta.