Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della Disciplina dei Diritti Umani in occasione della Giornata Internazionale del Diabete che si celebra il 14 novembre intende sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul diabete, sulla sua prevenzione e sull’impatto che la malattia autoimmune ha sulla società.
La giornata è stata istituita nel 1991 dall’OMS, in risposta all’aumento delle diagnosi della patologia. La data è stata scelta in quanto celebra la nascita del fisiologo canadese Frederick Grant Banting che, insieme a Charles Hebert Best e grazie agli studi di Paulescu, scoprì l’insulina nel 1921, e il cui risultato consentì di passare da una malattia mortale a una malattia controllabile.
A partire dal 2006 l’ONU ha dichiarato la ricorrenza una giornata ufficiale di salute per evidenziare che questa malattia è una priorità nelle questioni relative al benessere e ha iniziato a celebrarla nel 2007.
Ma cerchiamo di capire più da vicino che cos’è il diabete. Intanto, esistono due tipi di diabete. Il diabete mellito di tipo 1, quello giovanile che è la forma più grave, è una malattia autoimmune che colpisce in età giovanile. In questo caso il sistema immunitario distrugge le proprie cellule, quelle del pancreas endocrino, responsabili della secrezione di insulina che regola i livelli di glucosio nel sangue. Il diabete di tipo 2, che insorge in età adulta/senile, è una disfunzione del pancreas endocrino, a causa generalmente di scorrette abitudini alimentari. I risultati sono gli stessi. Il corpo, infatti, non riesce a eliminare il glucosio nel sangue determinando così complicanze a carico di occhi, reni, sistema cardiovascolare e nervoso con effetti acuti e cronici.
Prima della scoperta di Banting e Best fu il professore rumeno Nicolae Paulescu, cattedrato di Fisiologia all’Università di Medicina e farmacia di Bucarest, in Romania, che aprì la strada alla rivoluzione del secolo per quanto concerne il diabete, malattia fino allora mortale.
Paulescu, nel 1916, riuscì a ricavare dal pancreas un liquido che iniettò in un cane con diabete e scoprì come curare la malattia. Dopo 6 anni, mentre il professore otteneva il brevetto per la scoperta della Pancreina, Banting e Best pubblicarono su riviste scientifiche i dati sulla normalizzazione dei livelli glicemici ottenuti su un cane diabetico dopo aver ricevuto iniezioni di insulina.
Nel 1923 questi ultimi furono insigniti del premio Nobel e le ricerche di Paulescu furono ignorate in toto. Non mancarono proteste e polemiche che sono terminate solo negli anni ’60 quando finalmente da Stoccolma si decise di estendere il premio Nobel ai tre ricercatori per il grande contributo che ognuno aveva dato nella scoperta del farmaco.
In tutti questi anni la ricerca ha compiuto passi da gigante, fino ad arrivare alla creazione di insuline umane e del glucagone salvavita, farmaci che hanno salvato e salvano la vita a milioni di persone che altrimenti sarebbero state e sarebbero condannate ad una morte senza scampo.
Oggi l’insulina viene assunta, attraverso siringhe o penne, in quasi 9 miliardi di dosi in tutto il mondo. E si calcola che entro il 2040 i malati di diabete nel mondo, che attualmente sono 415 milioni, saliranno a 642 milioni.
Una cifra altissima che si distribuisce tra diabete di tipo 1, che colpisce i bambini e i giovani, e il diabete senile di tipo 2.
Il diabete, quindi, è una malattia molto diffusa che colpisce soprattutto i Pasi industrializzati, anche se può diventare letale nei paesi in via di sviluppo dove l’accesso al farmaco è cosa rara. Inoltre, un dato veramente allarmante è che l’incidenza del diabete di tipo 1 nella popolazione pediatrica è in forte aumento. Di conseguenza è più frequente la possibilità che in una classe d’asilo, delle scuole elementari, medie e superiori siano presenti bambini e ragazzi con tale patologia.
Inoltre, nonostante sia passato ormai un secolo dalla sua scoperta l’insulina non è accessibile a tutta la popolazione della terra. Negli Usa il costo proibitivo del farmaco, non sostenibile dalla fascia della popolazione più povera, ha portato la morte di molte persone. Nei Paesi africani e dell’Asia subtropicale solo il 50% della popolazione ha accesso all’insulina, l’altra metà è condannata a morte.
Il CNDDU afferma a piena voce il diritto all’insulina per tutti i cittadini del mondo e il sostegno alla ricerca della cura affinché nessuno più debba morire per mancanza di terapie. Per tale ragione, anche quest’anno, bisogna dedicare la nostra attenzione alla giornata celebrativa che deve essere finalizzata alla divulgazione e alla cura del diabete. È fondamentale informare l’opinione pubblica e spingere e supportare i governi affinché sostengano attivamente la ricerca e promuovano cooperazioni tra Paesi per coprire le fasce deboli della società.
Solitamente il 14 novembre i monumenti del mondo si illuminano di blu per sostenere e supportare la ricerca. Quest’anno nonostante l’impossibilità di organizzare eventi in presenza, Diabete Italia celebrerà la Giornata Mondiale del Diabete 2020 on line. Sono numerosi gli eventi organizzati dalla Onlus per permettere di approfondire molte tematiche ancora aperte per cercare di coinvolgere tutti: istituzioni, medici, infermieri, pazienti, scuole, docenti. Sul sito di Onlus Italia sono presenti i link per accedere ai convegni a tema organizzati.
Il CNDDU si rivolge al mondo della scuola che conosce esattamente le difficoltà quotidiane che vivono gli studenti affetti da tale patologia. È doveroso conoscere, informarsi, per non temere il diabete, ma al contempo per non “normalizzare” disturbi e disagi che vanno compresi per la loro reale portata. È importante e giusto comprendere tutte le difficoltà che si celano anche dietro una ipoglicemia o una iperglicemia dei nostri studenti.
Quindi, il 14 novembre non dimentichiamo di attaccare un nastrino azzurro sulla porta della nostra aula. O una copertina azzurra sull’app Classroom, se svolgiamo didattica a distanza. Anche l’azzurrità del cielo può accendere la speranza che la cura sia possibile per tutte le persone del mondo. In attesa che il diabete venga, finalmente, debellato.
“Se il Piccolo Principe di Saint-Exupery avesse avuto il diabete, probabilmente avrebbe viaggiato su un missile chiamato “Penna da insulina”, e avrebbe incontrato personaggi misteriosi come il “Dott.re Glicemia” e la signora “Ipoglicemia”. Sarebbe, tuttavia, rimasto il Piccolo Principe così come lo conosciamo. E forse la sua storia ci sarebbe apparsa ancor più affascinante.”
L’hashtag della giornata è #GRAZIEPAULESCUBANTINBEST
Prof.ssa Rosa Manco, CNDDU