Il Governatore della Sicilia, Nello Musumeci, non ha usato mezzi termini per descrivere la situazione in cui si trova la Sicilia con riferimento agli arrivi dei migranti e le azioni che sarebbe necessario intraprendere, correlate anche e soprattutto all’emergenza sanitaria in atto. Sicuramente i contrasti tra Stato e Regioni, in una fase così delicata, non giovano, però è innegabile che un problema esiste e va affrontato non nascondendosi dietro la divisione delle attribuzioni e delle competenze, bensì rendendosi conto che le condizioni sono oltre il collasso e, alle problematiche inerenti in generale il Covid19 e il suo contenimento che sembra attualmente labile, si aggiungono le situazioni scaturite dai centri di accoglienza.
Non è possibile, infatti, continuare ad ospitare nelle strutture preposte chi sbarca sulle nostre coste più di quanto sia consentito dai numeri e per di più riscontrare contagi che diviene complicato gestire, e le varie fughe con i pericoli connessi. Non è nemmeno plausibile puntare l’indice su intere popolazioni, bollandole come razziste, quando è palese che la paura non sia nei confronti di chi decide di abbandonare la propria terra, bensì verso la diffusione di un virus ancora in gran parte sconosciuto ed altamente contagioso. E’ vero, la trasmissione può provenire da diversi contesti, come le cronache ci raccontano, ma ciò non vuol dire che non si debba agire su fronti specifici per evitare che si creino ulteriori momenti di pericolo e, anche, di tensione sociale. E voler tutelare i propri corregionali non è certo populismo o semplice propaganda, ma preoccupazione come è giusto che sia, in Sicilia, così come nelle altre realtà, Calabria compresa, che per la loro connotazione geografica vivono certe situazioni con cadenza quotidiana, ricordando che, dal punto di vista sanitario, la responsabilità è in capo proprio ai governatori che devono operare celermente in ambito di salute pubblica. In tutto questo, dal Governo ci si aspetterebbe azioni concrete, invece, come accaduto per altri ambiti ed altre questioni di natura economica e sociale, registriamo solo intenzioni e proclami.
Ha ragione il nostro segretario Matteo Salvini quando chiede a gran voce delle soluzioni immediate: significa farsi portavoce delle richieste della gente, delle necessità dei migranti stessi che, ad oggi, vivono, ammassati, nel pieno di focolai accertati, dei bisogni di operatori sanitari e sociali e delle forze dell’ordine che lavorano in numero ridotto rispetto quanti ne servirebbero per una sorveglianza corposa. Tenere migliaia di migranti in condizioni che definire precarie e pericolose sarebbe riduttivo e correre il rischio che si ammalino in maniera inarrestabile senza poter intervenire celermente a scapito loro e delle popolazioni delle aree interessate, probabilmente per i nostri ministri è la via da seguire e mantenere, pur di non ammettere che il buonsenso suggerirebbe di ascoltare chi certe preoccupazioni le esterna da anni.
Tilde Minasi Consigliere regionale Lega