10:48 – Emergono nuovi dati dall’indagine sulla didattica a distanza svolta da Università Bicocca di Milano su 7mila nuclei familiari formati da adulti con figli minorenni, in cui “Il 65% delle madri ritiene che la didattica a distanza non sia compatibile con il lavoro”, afferma la professoressa Giulia Pastori, pedagogista a capo del team di ricerca. Tali studi hanno evidenziano due importanti aspetti della vita familiare degli italiani: da un lato sono emerse le difficoltà incontrate dalle famiglie nella gestione della didattica a distanza, dall’altro, ancora oggi, sono prevalentemente le donne ad occuparsi dei figli, infatti il 94% dei partecipanti erano donne madri, mediamente di 42 anni, che hanno 1.4 figli, in linea con il dato nazionale, di nazionalità prevalentemente italiana, sebbene l’indagine sia stata rivolta ad entrambi i genitori. “Si è ragionato troppo poco sull’importanza dell’apertura delle scuole dal punto di vista della tenuta sociale e del lavoro femminile”, continua la professoressa Giulia Pastori, “le mamme dedicavano in media 4 ore al giorno ad aiutare i figli: praticamente un secondo lavoro part-time che si aggiunge a quello vero e alla cura della casa” (cit. RaiNews). Molte delle intervistate dovevano destreggiarsi tra figli, gestione della casa e smart working, il quale ha totalmente annullato i confini con la vita privata e ha aumentato le ore di lavoro. La DaD è stata ampiamente criticata dalle donne, ma anche dai bambini che risultano demotivati e con sempre meno concentrazione, in quanto il forzato isolamento dalla vita sociale ha colpito ampiamente la loro sensibilità, soprattutto per i ragazzi del liceo. Nelle risposte aperte, continua la pedagogista, “Alcune donne sono riuscite – scrive RaiNews – ad ironizzare sulle acrobazie quotidiane della gestione della famiglia con lo smart-working, che peraltro annulla i confini tra la vita privata e quella lavorativa e non concede orari. Altre hanno ammesso la difficoltà di tenere insieme tutti pezzi. Ma tutte avvertono: la chiusura della scuola non può essere l’unica soluzione anche in caso di seconda ondata o ne va della tenuta delle famiglie e del Paese”. La DaD dunque è stata ampiamente bocciata dalle madri italiane, le quali per il 30% ritengono di lasciare il lavoro, in caso di una seconda ondata del virus con conseguente chiusura, in quanto incompatibile con la vita familiare.
SM