di Fabrizio Pace – Quanto sta avvenendo a Hong Kong è vergognoso. La Cina che si riappropriata dell’ex colonia britannica adesso vuole imporre tra le altre cose la legge sulla “Sicurezza Nazionale”. La norma sanziona, ancora non ben chiara, prevede e sanziona quattro tipi di reati: sovversione, secessione, terrorismo e collusione con stati stranieri, fornirebbe anche al governo centrale la giurisdizione di casi particolarmente “pericolosi”. Una normativa, in cui rientrerebbe una fattispecie di azioni un po’ troppo generica, motivo che darebbe a Pechino la possibilità di controllare a suo piacimento le informazioni del web e degli utenti che vi hanno avuto accesso. Una violazione legalizzata della privacy individuale che del resto già è attiva in tutto il resto della Cina. Ma ad “insorgere” contro una tale imposizione sono i colossi del web che non si vogliono piegare al volere del governo cinese. Hong Kong è uno dei più importanti centri d’affari al mondo ed ospitale le sedi delle più importanti multinazionali. In questo caso sono quelle che lavorano su internet che si sentono minacciate ed hanno pensato di lasciare la zona. Una decisione che sembra abbia già preso il social Tik-Tok, che è proprio di origine e proprietà della cinese ByteDance, l’app non sarà più disponibile sul territorio di Hong Kong per adesso pare sia solo sospesa. Una forma vergognosa di censura indiretta che il governo comunista cinese esercita sul web in tutto il territorio per gestire l’eventuale dissenso e per carpire informazioni commerciali (e non) sugli utenti. Una attività questa denunciata più volte dagli Stati Uniti. La guerra economica, che si sta “giocando” a Hong Kong, è connessa alle libertà individuali si sposta oggi a livello dei social network, un business da miliardi sui big-data, Facebook, Google e Twitter (americane) hanno in questo frangente bloccato le richieste del governo e della polizia di Hong Kong per avere informazioni sugli utenti.