Roma. Operazione “Luna brasiliana”. 8 misure cautelari a 2 associazioni per delinquere per prostituzione e immigrazione clandestina

Nelle prime ore della mattinata odierna la Squadra Mobile, Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione, coadiuvata da personale del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, ha tratto in arresto 8 soggetti ritenuti responsabili di aver costituito 2 distinte organizzazioni criminali, composte e dirette da cittadini brasiliani e italiani, volte a favorire l’immigrazione clandestina nonché l’induzione, lo sfruttamento ed il favoreggiamento alla prostituzione di cittadini sudamericani. Nello specifico si tratta di 2 strutture criminali distinte, operanti nelle zone di prostituzione riconducibili ai quartieri Prenestino e Testaccio, le quali successivamente erano entrate in contrasto tra di loro per il predominio territoriale di via Longoni (Colle prenestino), tanto da iniziare un vero e proprio conflitto basato su minacce e violenze fisiche.

I soggetti tratti in arresto:

1.         M. DS. D., inteso “Daniela” o “Mary”, nato in Brasile; C.F., nato  a Roma; A. DN. C., detta “Camila”, nata a Paulista-Pernambuco (Brasile); M.G., detto “Pino”, nato a Cosenza; DS. R. J.R., detto “Robertina”, nato a Santa Rita (Brasile); DO. C. M.F., detto “Michaela”, nato in Brasile; A.C., nato a Belvedere Marittimo (Cs);  L.C.F., detto “Wanessa”, nato a Fortaleza (Brasile) – da tempo non presente sul territorio nazionale.

 

Gli arrestati avevano costituito due strutture criminali i cui componenti si associavano con precisa distribuzione dei compiti, al fine di procedere all’induzione ed allo sfruttamento della prostituzione delle vittime, introducendole illegalmente in territorio nazionale, violando in tal modo la normativa sull’immigrazione, e mantenendoli in stato di soggezione con reiterate minacce, sfruttandone economicamente l’attività (con la percezione di una percentuale sui guadagni) ed occupandosi personalmente degli accompagnamenti presso i luoghi in cui le vittime esercitavano il meretricio. Dalle indagini della Squadra Mobile di Roma è emerso che gli arrestati reclutavano numerosi brasiliani, al fine di farli prostituire, e ne favorivano la permanenza sul territorio nazionale, ponendo a loro disposizione un numero imprecisato di appartamenti, affittandoli in nero con contratti fittizi intestati agli stessi indagati o a prestanome, provvedendo direttamente al pagamento delle utenze necessarie (energia elettrica, gas, acqua), riscuotendo le quote d’affitto e di condominio, provvedendo alla cura e all’ordinaria manutenzione degli appartamenti locati. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Roma ha permesso di accertare l’esistenza ed operatività a Roma ed altre città italiane di due organizzazioni criminali dedite alla commissione di una pluralità di reati diretti a procurare l’illegale ingresso nel territorio dello Stato al fine indurre, favorire e sfruttare con violenza e minaccia l’esercizio della prostituzione in danno di numerosi cittadini brasiliani. Le indagini sono state avviate nel  2017 e si sono concluse due anni dopo.

I principali elementi probatori sono stati acquisiti attraverso lo  svolgimento di una intensa attività tecnica di intercettazione di utenze telefoniche e di servizi di osservazione sul territorio. Nello specifico l’attività d’indagine aveva inizio a seguito della denuncia sporta da un giovane cittadino brasiliano che era riuscito a fuggire dall’abitazione che condivideva con altri soggetti, i quali, come lui, erano costretti a prostituirsi dal capo dell’organizzazione, L.C.F. Le indagini hanno appurato che la giovane vittima era giunta in Italia nel mese di aprile 2016, dopo essere stato contattato dal connazionale L. che aveva spedito in Brasile alla vittima, una somma di denaro di 1.000 Reais, pari a circa 300 Euro, unitamente ad un biglietto aereo con destinazione Milano; giunto a Milano il giovane, munito di passaporto e di una lettera di invito precedentemente procuratagli dall’organizzazione, trovava ad attenderlo un suo connazionale che lo accompagnava alla stazione ferroviaria di Milano e gli forniva un biglietto ferroviario di sola andata per Roma; arrivato alla Stazione Termini trovava ad attenderlo il capo L.C. unitamente ad altri due conterranei, i quali lo conducevano in un appartamento di viale Palmiro Togliatti; in questo frangente il L. “chiariva” alla sua vittima che l’ammontare del debito contratto per il viaggio, la somma di 12.000 Euro, gli doveva essere restituita con i proventi futuri della sua prostituzione. Il malcapitato, oltre a versare gran parte dei proventi della prostituzione al L., era da questi costretto a pagare l’importo di Euro 200,00 a settimana, per l’uso della stanza in cui era stato alloggiato. A Roma il giovane brasiliano iniziava a prostituirsi in strada, nella zona di via Prenestina, più precisamente in Largo Longoni, dove si prostituivano anche le altre vittime sfruttate dall’associazione.

Dopo alcuni mesi, con i proventi della sua prostituzione, riusciva a saldare il debito di 12.000 Euro contratto, ma gli veniva richiesto il versamento di ulteriori 3.000 Euro, che doveva consegnare al suo complice, M. DS. D. conosciuto come “Daniela” o “Mary”, minacciandolo di morte qualora non lo avesse fatto. Avendo capito che non si sarebbe potuto liberare dal giogo a cui era stato costretto dal L., nel Novembre 2019, riusciva a fuggire dall’abitazione ove era relegato e trovava riparo in questi Uffici.

Le attività permettevano di aprire uno squarcio sulle modalità d’azione di tali consorterie e veniva dato inizio ad una attività d’indagine che permetteva di accertare che L. C. F., detto “Wanessa”, gestiva, con l’ausilio del suo connazionale M. DS. D. e di C.F., persona quest’ultima che per conto del L. era deputata al controllo in strada delle vittime sfruttate (almeno 10), riscuotendo per conto del capo, l’affitto settimanale dovuto e accompagnando sul posto di lavoro, dietro compenso giornaliero, i giovani  provenienti soprattutto dal Brasile, favorendone l’ingresso sul territorio nazionale e collocandoli in diversi immobili riconducibili ai membri dell’organizzazione; una pluralità di abitazioni ubicate tra Roma, Bologna e Firenze, delle quali ne è stata accertata la disponibilità in qualità di diretti locatari a attraverso loro prestanome, concedendoli a sua volta in sub-locazione alle sue vittime, affinché potessero esercitare la prostituzione coatta, incassando parte dei proventi della prostituzione esercitata all’interno degli immobili e/o sul tratto di marciapiede o strada a loro assegnato, in gergo il cosiddetto “Joint”.

Nel corso delle indagini, si è accertata l’esistenza di un secondo gruppo criminale, che operava a Roma con le stesse modalità del precedente, capeggiato da A.DN. A., detto “Camila”. Tale sodalizio, da inizio ad un scontro contro il gruppo gestito dal gruppo del L. C. F., per il controllo della zona di prostituzione di via Emilio Longoni. Infatti, dopo una serie di aggressioni anche violente tra i due gruppi, nella notte tra il 18 e il 19 marzo 2017, il contrasto sfocia nel ferimento del M. DS. D., da parte di A. DN. C. e di altri   sette complici (quattro dei quali di nazionalità italiana): la vittima  verrà ricoverata presso il pronto soccorso del policlinico “Casilino” di Roma, a causa delle ferite riportate nel corso del pestaggio. L’organizzazione che aveva al vertice l’A. ed il marito M. G., era composta anche da DS. R. J. R. detto “Robertina”, DO.C. M.F., detto “Michaela” e A.C. (cugino di M. G.), è risultata essere una vera e propria holding dedita al favoreggiamento dell’immigrazione illegale e alla permanenza su territorio nazionale di cittadini extra UE, perlopiù brasiliani, allo sfruttamento di quest’ultimi, nonché all’auto-riciclaggio dei proventi della prostituzione con il reinvestimento occulto nella gestione della discoteca “R. C.” , formalmente di proprietà di un’associazione culturale ma di fatto riconducibile ai due i quali, quindi, l’avevano costituita con la finalità di coprire la diretta riferibilità del denaro alla sua provenienza delittuosa.

I ruoli ricoperti da DS.R. J. R. e da DO.C. erano quelli di controllo dei connazionali caduti nella rete dell’organizzazione (oltre 15), gestendo, inoltre, la spartizione della “piazza/marciapiede”, nei pressi della zona denominata “Mattatoio”; le vittime, infatti, erano costretti a rivolgersi a loro per ottenere, dietro compenso, una parte di “marciapiede” ove poter svolgere la propria attività di meretricio. All’esito della completa attività d’indagine, quindi, la Squadra Mobile ha accertato la presenza ed operatività a Roma di 2 organizzazioni criminali ben distinte, capaci di intimidire e controllare, con il compimento di atti di violenza e di minaccia, le attività di gran parte delle vittime operanti nel quadrante di Roma – Est, tenute in una perenne condizione di assoggettamento e di omertà nei confronti di chi gestiva la struttura criminale. Durante una delle perquisizioni domiciliari, gli investigatori hanno rinvenuto una pistola giocattolo, priva del tappo rosso, utilizzata da una delle due organizzazioni criminali per intimidire l’altra.

 

fonte  –  https://questure.poliziadistato.it/Roma/articolo/23615efdc2b8ac7f8324497540

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