di Peppe Giannetto – In 350 con quindici «catorci» tra Lampedusa, Porto Empedocle e Mazara, inspiegabilmente da mezzanotte alle prime luci dell’alba, sono approdati sulla terraferma. Per Lampedusa e i suoi abitanti un’altra giornata campale, ancora una volta «calpestati dall’immigrazione non regolamentata e disciplinata. Sbarchi che l’isola fa fatica da sempre a governare con un hotspot, in contrada Imbriacola, a capacità ridotte ed oggi per di più con l’urgenza di fare i controlli sanitari anti pandemia, senza mettere a repentaglio né gli operatori né la popolazione locale. Situazione dunque a dir poco incandescente, senza contare eventuali nuovi casi di coronavirus che potrebbero comparire nel corso degli accertamenti per vecchi e nuovi arrivati sulle coste siciliane. Lampedusa, Pantelleria soprattutto, c’è grande tensione. Molti, specie i commercianti e gli albergatori, temono che l’accostamento del concetto di zona rossa alla nave Moby Zazà possa arrecare conseguenze devastanti sul rimanente flusso turistico atteso per i prossimi 2/3 mesi nella città di Andrea Camilleri.
Il presidente della Regione Nello Musumeci ha strillato facendo sentire tutta la sua voce: “Nonostante i continui arrivi in Sicilia, il governo centrale si ostina a non dotarsi di ulteriori navi – come da noi richiesto – per ospitare i migranti per la quarantena obbligatoria. È chiara, la determinazione di questo governo che è quella d’indirizzare questi immigrati negli insalubri e insicuri hotspot che sulle navi solo per motivi spiacevolmente costosi. Il premier Conte con il suo governo ha fatto i conti della serva ed ha pensato: la spesa di affitto per le navi per l’isolamento dei migranti è molto più costoso paragonandolo alle strutture sulla terraferma. Lo Stato Italiano, aveva tentato di trasformarsi in affittuario, presentando un “Avviso per la presentazione di manifestazioni di interesse per il servizio di noleggio di unità navali battenti bandiera italiana e/o comunitaria, funzionali all’assistenza e sorveglianza sanitaria dei migranti soccorsi in mare o giunti sul territorio nazionale a seguito di sbarchi autonomi nell’ambito dell’emergenza relativa al rischio sanitario da agenti virali trasmissibili”.
In base a quanto richiesto dal Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, dal Ministero dell’interno e dal ministero dei Trasporti in data 19 Aprile scorso, una nave come la Moby Zazà, ieri alla fonda a Porto Empedocle con i 211 migranti a bordo costa nell’insieme allo Stato 1.199.250 euro per un nolo di 30 giorni. Tale spesa è composta «da un corrispettivo a corpo ed uno a misura». Il «corrispettivo detto a corpo» si attribuisce al noleggio della nave, che «dovrà sostare in rada e potrà essere chiamata a trasferimenti sulla base di esigenze connaturate al servizio richiesto». Il «corrispettivo a misura» si attribuisce alla quantità dei migranti e ha come parametro 285 persone, di cui 250 migranti, sempre per un ciclo di 30 giorni. «Tale corrispettivo – si legge nell’allegato tecnico del bando – sarà corrisposto in funzione del numero di migranti effettivamente ospitati». Il grosso del costo complessivo risiede nel «corrispettivo a corpo», ovvero 900.000 euro più Iva.
Il prezzo delle strutture sulla terraferma, in base agli avvisi divulgati dal ministero dell’Interno e dalle diverse prefetture, è di 30-40 euro al giorno per migrante. Si tratta di strutture con una capacità da un minimo di 50 posti a un massimo di 150 o quanto stabilito dalle Asp locale. Facendo una comparazione tra i costi delle due alternative – nave alla fonda e strutture sulla terraferma – compare con chiarezza lo squilibrio: moltiplicando i 40 euro (l’apice più alta del range per le strutture a terra) per il massimo del numero autorizzato di migranti si ottiene 11.400, che moltiplicato per 30 giorni dà 342.000 euro. Ovvero, ben al di sotto dei 900.000 più Iva del «corrispettivo a corpo», ossia il costo fisso, per una nave come la Moby Zazà. La redistribuzione in altri Stati aderenti all’Unione europea in questo momento è improponibile fino a fine emergenza pandemia Covid-19 e lo ha detto in modo chiaro anche il ministro Lamorgese in Commissione Affari Costituzionali citando che i rimpatri degli immigrati irregolari verso la Tunisia, già previsti dagli accordi reciproci, sono sospesi a causa della pandemia, quindi l’impegno economico del ricevimento di questi migranti è tutto italiano.