Martedì 26 maggio ha preso avvio il ciclo di seminari online “Open Green: il verde oltre lo schermo”, promosso dalla Biblioteca del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. L’iniziativa aderisce alla manifestazione nazionale “Il maggio dei libri”. L’incontro inaugurale, sul tema “Urban and peri-urban forestry: gli alberi salveranno le nostre città (anche il pianeta?)”, ha avuto come relatore il Prof. Giovanni Sanesi (ordinario di Assestamento forestale e selvicoltura e direttore del DiSAAT dell’Università di Bari). Salutando i numerosi partecipanti collegati, il Rettore della Mediterranea, prof. Santo Marcello Zimbone, e il Direttore del Dipartimento di Agraria, prof. Giuseppe Zimbalatti, hanno espresso plauso per l’iniziativa.
Il Prof. Salvatore Di Fazio (delegato ai Servizi di Biblioteca) ha sottolineato come con l’erogazione online dei seminari si provi a trasformare ciò che oggi fa da “schermo” in una finestra che aiuti a guardare meglio la realtà. Proprio l’emergenza Covid-19 ha reso portato in primo piano il tema della qualità dei luoghi di vita. “Rispetto ai gravi problemi ambientali che ci interpellano, dalla scala urbana a quella planetaria, osserviamo come l’incremento dello spazio riservato ad aree verdi, alle foreste, all’agricoltura si presenti spesso come la soluzione più efficace”. Pertanto, ha proseguito Di Fazio, “se le città, dove la maggior parte di noi vive, sono il luogo di un ambiente malato, anche le persone si ammalano più facilmente e in questo caso la presenza diffusa di aree verdi è ancor più importante per la salute e il benessere fisico e psichico degli individui e delle comunità”.
Il Prof. Sanesi ha iniziato il suo intervento invitando a guardare agli effetti che la progressiva crescita delle aree urbanizzate ha avuto sull’ambiente e sugli insediamenti umani. “Se ci riferiamo al solo periodo 2000-2006”, ha detto Sanesi, “la superficie occupata da costruzioni, in Europa è cresciuta del 3,4 %, a discapito di quella prima coperta da risorse naturali o destinata all’agricoltura. La progressiva impermeabilizzazione dei suoli e la perdita di vegetazione hanno avuto gravi conseguenze sull’ambiente globale, ma alcune di esse si avvertono più pesantemente nelle città” Come? Basti citare l’effetto “isola di calore” con notevole incremento delle temperature estive, la cattiva qualità dell’aria, i problemi nel controllo del deflusso delle acque meteoriche, l’incremento del rischio idrogeologico, la mancanza di luoghi ameni.
Il relatore ha mostrato alcuni casi-studio europei, spostando poi l’attenzione le aree urbane italiane. “La maggior parte della popolazione italiana, oltre il 60%, vive in aree metropolitane – ha detto Sanesi – con densità abitative talvolta molto alte, fino a 1300 ab/kmq. In gran parte dell’Europa occidentale la popolazione urbana ammonta quasi all’80% di quella totale. In Italia, nel periodo 2001-2011 si è registrata una perdita di suolo pari a 45 ha al giorno”. Recentemente si è registrata una inversione di tendenza, riflessa da strategie comunitarie indirizzate verso tre obiettivi: la limitazione del consumo di suolo; la messa in atto di interventi di mitigazione; misure di incentivo per liberare superficie di suolo impermeabilizzata, o di imposizione fiscale sugli interventi negativi.
“Oggi – ha sottolineato Sanesi – si pone l’accento su una più attenta analisi dei beni e dei servizi che le risorse naturali, gli ecosistemi, possono produrre, secondo quattro categorie principali (supporto, fornitura di beni, regolazione, servizi culturali), applicando tale tipo di analisi anche al verde urbano. È interessante notare come le strategie legate all’attuazione dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, rispetto a molti obiettivi facciano leva proprio sui servizi ecosistemici fornibili dalle risorse naturali. Così, in molte città europee sono cresciuti gli investimenti sul verde urbano, riconoscendone non solo un ritorno economico, ma anche effetti molto positivi per la salute dell’ambiente e delle popolazioni”.
Diversi studi sono stati fatti sul benessere dei cittadini in relazione alla dotazione di verde urbano. L’emergenza COVID-19 ci ha offerto molti nuovi materiali di ricerca e si è visto che: le aree dove il virus ha colpito di più sono quelle più inquinate; tra i cittadini, hanno sofferto meno coloro cui era offerto un miglior rapporto con la natura. Da qui, l’opportunità di investire in “infrastrutture verdi”, ovvero nella realizzazione e nel raffittimento di reti di spazi vegetati aperti e multifunzionali quali parchi, giardini, strade alberate, aree boscate, corridoi verdi lungo le aste fluviali, ecc. “Questo tema – ha detto Sanesi – oggi tende a essere pienamente integrato, insieme all’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo, nelle leggi e negli strumenti tecnici che indirizzano la pianificazione territoriale e urbanistica a livello europeo”.
In questo contesto si colloca il tema della silvicoltura e dell’arboricoltura urbana. “La recente pubblicazione delle linee guida FAO su Urban and Peri-urban Forestry (2016) – specifico oggetto di attenzione del Seminario – prova a mettere a sistema le cose dette, valorizzando e diffondendo le buone pratiche, nonché mostrandone l’efficacia ai fini del perseguimento degli obiettivi di sostenibilità”. In tal senso, ha proseguito Sanesi, “viene sottolineata l’importanza di approcci partecipativi, riconoscendo alla popolazione un ruolo non appena propositivo, ma anche attivo sia nella realizzazione di interventi di selvicoltura urbana sia nella gestione del sistema del verde urbano”. Il recente “World Forum on Urban Forestry” svoltosi nel 2018 a Mantova ha dato piena visibilità al prezioso del lavoro di ricerca sviluppato intorno ai temi tracciati. In conclusione, il relatore ha fatto notare come in ambito nazionale il recente “decreto clima” (CdM, DL 14.10.2019 n. 111) ha introdotto misure urgenti che comprendono azioni per la riforestazione, nonché programmi sperimentali di messa a dimora di alberi, di reimpianto e di silvicoltura, e per la creazione di foreste urbane e periurbane, con particolare riferimento alle città metropolitane.
Alla relazione del prof. Sanesi sono seguiti dei brevi interventi con domande a osservazioni, tra cui quelli del prof. Pasquale Marziliano e del Prof. Giovanni Spampinato. Concludendo il seminario, il Prof. Di Fazio ha ribadito l’importanza della selvicoltura urbana, marcando la necessità di interventi sistemici e integrati, con l’apporto di saperi tecnico-scientifici specifici e collaborazioni interdisciplinari. Da questo punto di vista, risulta corroborata la scelta dei Corsi di Laurea in Scienze forestali e ambientali di Agraria, nei quali sono stati recentemente introdotti dei nuovi curricula di progettazione e gestione delle aree verdi. Infine, il Prof. Zimbalatti, nel ringraziare gli organizzatori, il relatore e i partecipanti, ha invitato a fruire della interessante offerta formativa online del Dipartimento di Agraria, anche attraverso i numerosi seminari programmati.
Il prossimo appuntamento di Open Green è previsto per mercoledì 3 giugno alle ore 10, con un seminario di Rosario Schicchi (direttore dell’Orto botanico di Palermo) su: “Gli alberi monumentali: conoscenza, conservazione, valorizzazione”.