Il dipartimento doganale di Hong Kong ha scoperto due fenomeni di contrabbando di pinne di squalo essiccate. Entrambi i rilevamenti sono stati effettuati al Kwai Chung Customhouse Cargo Examination Compound, il primo il 28 Aprile e il secondo il 4 Maggio. Lo ha annunciato lo stesso Dipartimento in un comunicato stampa. Le pinne di squalo sequestrate sono circa 13 tonnellate, sono parte di specie in via d’estinzione, per un valore di mercato di circa 8,6 milioni di dollari. L’operazione è stata da record, non ci sono mai stati casi del genere nè per peso della merce sequestrata, nè per il valore di essa. Le pinne sono state trovate in due container in arrivo a Hong Kong e partiti dall’Ecuador. In seguito alle prime indagini, il 29 aprile i doganieri hanno arrestato un sospetto di 57 anni a Sai Ying Pun. È stato però al momento rilasciato su cauzione in attesa del proseguimento delle indagini, che sono tuttora in corso. Ai sensi dell’ordinanza sulla protezione delle specie animali e vegetali in via di estinzione, ricordano i doganieri di Hong Kong, chiunque sia ritenuto colpevole di aver importato o esportato una specie in via di estinzione senza licenza rischia una multa fino a 10 milioni di dollari e una pena detentiva fino a 10 anni. Queste antiche creature sono vittime di un vero e proprio sterminio, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”,sono più di cento milioni gli squali ammazzati ogni anno. Se questa tendenza non si invertirà molte specie di squalo saranno condannate all’estinzione. La causa principale che minaccia la sopravvivenza degli squali è la pratica chiamata shark finning che consiste nel tagliare la pinna dorsale degli squali che viene usata per scopi alimentari. Questa tecnica, in voga soprattutto in Asia, implica oltretutto un’enorme sofferenza per gli animali: allo squalo viene recisa la pinna appena pescato, dunque vivo e cosciente, dopodiché, poiché il resto della carne non ha valore, l’animale viene gettato in mare agonizzante, destinato ad una morte lenta e dolorosa. Tutto questo per un piatto di zuppa, pietanza rinomata un tempo elitaria e ormai, in seguito al boom economico, sempre più diffusa tra il ceto medio. Il consumo di zuppa di pinne di squalo, diffuso principalmente in Cina e Vietnam, contribuisce direttamente all’uccisione di quasi la metà degli squali. Come dimostra l’operazione doganale da record sopra indicata, lo shark finning ha ormai raggiunto livelli insostenibili e potrebbe causare la scomparsa locale o addirittura globale di molte specie minacciate. Per tale ragione è necessario controllare il mercato delle pinne di squalo stabilendo e, soprattutto, facendo rispettare le normative.
Comunicato Stampa – Giovanni D’Agata – Sportello dei diritti