“Occhio a ciò che vi dicono,occhio a ciò che pensate…che non combaci sempre,questa è la vera libertà”
Siamo in un tempo in cui si desidera la libertà e nello stesso tempo si fugge da essa per ricercare un altro tipo di libertà, quella “sadomasochista”…creando un legame di assoluta dipendenza fondato sulla dimenticanza del nostro essere. È questa forse “la patologia della libertà” che vuole liberarsi dalla sua vera essenza e pone se stessa come una forma di legge, senza tener conto dell altro,della legge dell’uomo. Ecco il puro arbitrio,che sfida l’ esistenza della polis. Contro questa visione perversa agisce la civiltà della politica, che deve tenere insieme la vita;una politica che” vuol essere” generativa. Il buio cresce e le forze scendono, il nemico ci sta innanzi più potente che mai e noi continuiamo a commettere errori e perseveriamo…siamo sempre di meno e le parole sono confuse!
Siamo sopravvissuti,ma resteremo indietro senza comprendere ed essere compresi e conteremo solo sulla buona sorte,senza aspettarci alcuna risposta oltre la nostra. Ma qual è il compito fondamentale delle istituzioni? Limitare, sicuramente,il godimento individuale.Pensare che il compito delle istituzioni sia solo questo,potrebbe essere un errore. E intanto la povera umanità non può fare a meno di un’istituzione, unica forma di vita, luogo generativo della libertà, di quelle anime che vorrebbero affermare la loro libertà senza limiti. Padre e Madre, la più antica delle istituzioni, a cui nessuno può sottrarsi,da cui ha origine il miracolo della vita collettiva e il legame tra libertà individuale e di comunità. Evocando San Paolo, mi vengono in mente due parole, “fede e speranza”, in nome delle quali vennero compiuti massacri e senza l’ Amore non ci sarebbe la luce, perché è proprio l’Amore, che dà la luce alla fede e alla speranza.
La libertà si è immunizzata ed è diventata proprietà del singolo individuo. Adesso c’è un istinto più forte di quello della libertà, di fronte al quale, ogni altra esigenza diventa secondaria: La paura per la propria Sicurezza. E allora accettiamo di buon grado una limitazione della libertà di fronte ad un’emergenza per la nostra vita. Più la massa è impaurita, più saranno gestibili le sue reazioni istintive. Ci hanno abituato al fatto che, se vogliamo essere protetti, dobbiamo dare il consenso per misure di emergenza più rigorose, che diano allo stato ancora più efficienza di governare e più potere di controllarci. Così il cerchio si chiude e si getta benzina sul fuoco alimentando il problema da cui tutto ha avuto origine: l’imposizione e il controllo da parte di pochi su molti.
Ma, a mio avviso,la Libertà può essere soltanto libertà totale; un pezzetto di libertà non è libertà. Ma dove comincia l’autorità della società? Quanto della vita umana spetta all’individualità e quanto alla società? Dobbiamo ricollegare la libertà alla sua radice, ovvero alla comunità. Una libertà assoluta genera il terrore perché non tiene conto delle circostanze, in quanto anche la libertà ha una sua legge. Ecco allora che libertà e comunità corrono su due linee parallele e la legge degli uomini che vuole limitare la libertà, è un sopruso. Viviamo un costante clima di insicurezza,dove ognuno è sospettoso dell’altro, ed è,attualmente, il modo più potente per mantenere la popolazione disgregata e perseguire obiettivi economici e politici.
Il Potere di proteggere viene usato da chi governa anche per reprimere i dissensi e controllare l’influenza dei cittadini nelle scelte del Paese. In questi scenari, l’odio, i disordini sociali e la guerra, possono diventare le soluzioni finali a tutti i nostri mali. La comunità serve (per) la verace libertà, ma non rende veracemente “liberi”. Ognuno di noi si veda chiamato a sciogliere questo paradosso come meglio crede. Ecco: questa è libertà.
Prof.ssa Raffaella Solano