La Festa della Liberazione – in un periodo in cui la quotidianità è confinata dall’epidemia – rappresenta un’occasione in più per riflettere sull’importanza di quella «libertà» che fino a ieri davamo per scontata. Non era mai successo, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalla sconfitta del nazi-fascismo, che la nostra libertà subisse limitazioni così importanti, proprio quella libertà che fa parte del nostro modo di esistere anche se è una conquista recente. Per fortuna sono limitazioni a cui abbiamo “scelto” di aderire per difenderci da un virus così aggressivo.
Senza cortei e comizi – accompagnati dalle consuete polemiche politiche – quest’anno i festeggiamenti del 25 Aprile assumono una nuova dimensione. “Eppure senza la nostra memoria storica non c’è futuro”, ci ricorda tutti gli anni il 25 Aprile. Come rileggere i 75 anni della Liberazione in un periodo come questo? Penso che questo anniversario abbia ancora molto da dirci.
Ognuno di noi ha un ruolo ben preciso e il mio dovere di educatrice, mi impone, in occasione di tale ricorrenza, di rivolgermi ai miei alunni e a tutti i giovani. Sarebbe dovuto accadere in modalità diversa: “face to face”. Ritengo che l’anniversario di quest’anno ci trovi in una situazione particolare, molto simile, sotto certi aspetti, a quella che hanno vissuto i nostri antenati,75 anni fa.
Nel 1945, infatti, donne e uomini, giovani e meno giovani ci hanno rimesso la vita stessa per sconfiggere l’odio ed i totalitarismi, per regalare al nostro Paese la pace dopo la guerra. Allora si scoprì la forza di un Paese e, nello stesso tempo, l’importanza di rinascere insieme e grazie agli altri. Questo 25 Aprile deve tornare a far sognare gli italiani, pur in un momento di grande dolore. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di resistere. Ebbene, partiamo dall’eredità che i nostri Padri ci hanno lasciato, per cercare di trovare qualche coordinata, che ci permetta di vivere questa Giornata come una nuova resistenza, non solo e non tanto contro il coronavirus, ma contro i virus delle paure, delle incertezze e degli egoismi. È certamente un tempo inedito e drammatico quello che stiamo vivendo, di cui, un domani, ragazzi, dovrete trasmettere memoria…
La memoria non di un disimpegno, ma di un’esperienza di eccezionale valore, di una crisi profonda che è diventata un’opportunità di crescita globale, di una “tempesta” che ha fatto capire che non si può andare avanti da soli, ma insieme. Si tratta di ricostruire un nuovo modello di società, ripartendo dal basso.
Viviamo, allora, carissimi ragazzi, il prossimo 25 Aprile, in questa logica. Rimaniamo sempre uniti nella nostra piattaforma virtuale, commemoriamo un giorno importante per creare memoria e cultura, ma soprattutto partiamo da questo 25 Aprile, per costruire, dando spazio alle nostre energie positive, una nuova stagione, d’impegno a favore di politiche coerenti che abbiano al centro il rispetto della vita. Oggi, 25 Aprile, ci sono ancora nemici da affrontare: la mancanza di memoria e l’assenza di verità.
Prof.ssa Raffaella solano