23 Aprile 2020. San Giorgio contro il coronavirus

“Degno, San Giorgio (oh! con quest’occhi lassi il vedess’io) che innanzi a te ne l’armi, un popolo d’eroi vincente passi” (Libro II: San Giorgio di Donatello – Giosuè Carducci Rime Nuove 1906)

Oggi 23 aprile, le strade spopolate e illuminate da una luce rarefatta che restituisce al paesaggio urbano un aspetto lunare. Nell’incertezza del domani si intravede una figura a cavallo che attraversando la città, giunge al Tempio della Vittoria. È lui, il nostro Patrono, attrezzato di mascherina e guanti, pronto a sconfiggere il male. Così l’illustratore della nostra testata ha immaginato San Giorgio “ai tempi del Corona Virus”, pronto a combatterlo con un’enorme siringa. Il “Drago” si manifesta in tutta la sua potenza, sfonda le porte della città in cerca delle vittime di cui sfamarsi, ma il cavaliere fiero, lo attende davanti al portone del suo santuario, ricordandogli che il popolo di Reggio è forte, niente e nessuno potrà sconfiggerlo.

Perché i reggini sono devoti a San Giorgio?

Il culto verso il valoroso soldato/santo affonda le sue radici agli inizi dell’XI secolo, legato all’episodio che vide Reggio vittoriosa contro i Saraceni che ne insidiavano, ripetutamente le coste. Era il 1086, quando il saraceno Bonavert di Siracusa fece razzie e distrusse diversi edifici sacri, in particolare la Chiesa di San Giorgio e il monastero di San Nicola di Calamizzi, ubicato nel promontorio reggino (il Pallantion), infierendo violentemente contro le effigi dei Santi. A questo affronto il Duca di Puglia e Calabria, Ruggero Borsa, Figlio di Roberto d’Altavilla (il Guiscardo), rispose con un contrattacco braccando il saraceno fino in Sicilia. Durante la cruenta battaglia navale, Ruggero uccise l’emiro e conquistò Siracusa. La leggenda vuole che il Duca sia riuscito a sconfiggere il nemico grazie all’intervento e alla protezione di San Giorgio, cosicché da quel momento il Santo divenne patrono di Reggio Calabria e dei suoi abitanti. La devozione verso il Santo fece sì che gli vennero intitolate numerose chiese della città, alcune distrutte dal tempo (San Giorgio di Sartiano in La Judeca, San Giorgio di Lagonia), altre ancora aperte al culto, San Giorgio extra moenia e San Giorgio intra moenia, ribattezzata con il nome Tempio della Vittoria in seguito alla ricostruzione post terremoto, ad opera dell’architetto Camillo Autore, che, inaugurata nel 1935,  alla presenza del Principe Umberto di Savoia, recentemente è stata dedicata agli Artisti. La chiesa di San Giorgio intra moenia, nel corso dei secoli ha avuto sempre un ruolo di difesa e protezione delle città, non solo ai fini religiosi. Basti ricordare che nel Medioevo, con solenne atto ai piedi dell’altare, ogni anno venivano chieste le elezioni municipali. Una volta pubblicate le liste elettorali al palazzo di città, iniziava un rituale che vedeva protagonista il Santo. Sorteggiati i consiglieri, si procedeva a sceglierne sei che, messi dentro palline d’argento, custodite a loro volta, in sacche distinte per ceto, venivano affidati al Santo. Il giorno dell’elezione, dopo la messa dello Spirito Santo, per mano di un bambino si procedeva all’estrazione dei tre sindaci che, per un anno, avrebbero governato la città. Ancora oggi sono visibili i segni di una storia più recente, sia in facciata, sia nel suo interno, simboli di una forte connotazione “spartana”, in particolare nei bassorilievi che ne ornano la facciata principale, raffiguranti scene del primo conflitto mondiale, e nelle ante dell’imponente entrata, dove spiccano i nomi delle località protagoniste delle vicende belliche.

Ma chi è San Giorgio?

Giorgio nacque in Cappadocia presumibilmente nel 275 d.C., figlio di un ufficiale romano e una donna palestinese, che presto lo convertito al cristianesimo. Fu un valoroso soldato cristiano, condannato a terribili supplizi, più volte miracolato finché non fu decapitato per ordine di Diocleziano, il 23 aprile del 303 d.C. a Nicomedia, antica città dell’Asia Minore, appartenente all’Impero Romano (oggi İzmit). Sepolto a Lydda (odierna Lod in Israele), il suo culto iniziò a diffondersi ai tempi delle Crociate e la sua tomba divenne meta di pellegrinaggi, tanto che nel XII secolo, il re Riccardo Cuor di Leone d’Inghilterra, in viaggio in Terra Santa, durante le Crociate, fece edificare una nuova basilica cimiteriale.  La leggenda lo narra a cavallo del suo cavallo bianco combattere contro il Drago, così da diventare il simbolo della lotta del bene contro il male, scelto come protettore di vari ordini cavallereschi, degli scout, recentemente anche delle guardie giurate. Il suo nome si diffuse in tutto il mondo, invocato contro i demoni, le streghe, i serpenti, la peste e le malattie. San Giorgio non è solo il protettore di Reggio Calabria, ma è venerato in numerosi paesi quali Inghilterra, Georgia, Lituania, Montenegro, Portogallo, Malta e Serbia. È Patrono di Genova, Campobasso, Ferrara ed è celebrato in oltre 21 comuni italiani. La sua opera misericordiosa ci consegna valori forti di cui oggi abbiamo, più che mai bisogno: confortare gli afflitti, temprare i deboli nella fede e aiutare il prossimo. Oggi più che mai, San Giorgio assume mille sembianze, si veste da operatore sanitario, da volontario, da coraggioso cittadino che a questo maledetto virus non la darà mai vinta, in nome di una città e dei suoi abitanti, che meritano ancora una volta di risorgere sulle macerie del coraggio.

Antonella Postorino

Illustratore Marco Barone

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About the Author: Antonella Postorino

Antonella Postorino è una Giornalista Pubblicista specializzata in architettura e beni culturali che collabora con il Metropolitano.it. Antonella Postorino è anche un architetto, designer e scenografa.