Le Muse: presentato “Le donne nei poemi omerici” di Antonio Nicolo’ verso il revisionismo storico

Il Laboratorio delle Arti e delle Lettere “Le Muse”, ha presentato il primo appuntamento dedicato alla Festa della Donna 2020.

Il presidente Giuseppe Livoti, in apertura di serata ha ricordato come “Le Muse”, propongono un evento “inedito” per questa occasione poiché il dottore Antonio Nicolo’ da anni ci ha abituati ai suoi studi conducendo il lettore, alla riscoperta di aspetti inediti e poco conosciuti di testi della cultura classica ed in particolare dell’Iliade e dell’Odissea.

Una gemita Sala D’Arte per la prima presentazione nazionale del libro del noto medico anatomo-patologo, il quale, ha ribadito Livoti, unisce alla professione medica una particolare passione per l’Antica Grecia e la pittura espressionistica. La serata ha visto il saluto dell’editore Domenico Polito che si è soffermato sulla scelta editorale di stampare il testo di Nicolo’, che rientra in una precisa indicazione , ovvero diffondere la cultura classica, così come è capitato in passato con la collaborazione per la Leonida edizioni, di grandi figure tra cui Dario Dal Corno grecista, traduttore ed accademico italiano. Con l’alternanza dei brani letti da Clara Condello ed Emanuela Barbaro del Laboratorio Lettura Interpretativa del sodalizio reggino e con le atmsofere musicali delle raffinate musiciste la clarinettista Mattia Campo e la pianista Angela Vadalà, il già dirigente scolastico del Liceo Artistico “A. Frangipane “ di Rc prof.ssa Rita Cananzi ha presentato il libro.

Antonio Nicolo’ – ha esordito- la Cananzi è scrittore di quelle –amate e sudate carte- così come ricorda Leopardi, che produce, facendo emergere un interessante testo narrativo con l’utilizzazione di strumenti quali la filologia, la bibliografia, lo studio delle fonti, elementi questi, che dimostrano ed attestano, la sua passione –storica- nei confronti del mondo antico. Un testo che non è solo riflessione ma, esternazione della sensibilità del dottore che studia, conosce e propone, quella stratificazione di canto popolare tra l’ Iliade e l’Odissea. Le virtù che le donne dovevano avere non ne facevano certo delle protagoniste: tutt’altro. Le loro qualità erano tali da poter e dover essere utilizzate solo all’interno della limitata cerchia delle attribuzione del loro ruolo, senza minimamente proiettarsi nel mondo esterno. Né consigliera, né consolatrice, la donna omerica era strumento della conservazione del gruppo familiare, relegata all’interno dell’oikos, nonostante una certa libertà fisica di movimento. La donna era soggetta all’uomo, tesseva, il suo viso “per bellezza” la distingueva dalle altre. Alle donne si chiedeva il silenzio e l’uomo aveva potere giuridico su di loro. La lettura dei testi ha scandito i vari momenti di lettura critica. Le donne nell’Iliade sembrano vivere una vita in perenne conflitto e tensione: c’è esteriorità fatta di immobilismo e remissività. E figure come Penelope, Calipso, Circe, Ecuba, Andromaca, Arete, le Sirene è stato detto, sono spazi simbolici da cui partire per capire la dimensione umana e sociale delle donne, tanto arcaiche ma tanto simili alla donna di oggi. “La conoscenza” di questi testi per l’autore Nicolo’, serve a fare discutere come in questa occasione e dalle osservazioni molte donne dell’antichità, già mitizzate dovrebbero essere poste ad una forma di revisionismo storico. E’ importante dice lo scrittore, notare come si è passati nel tempo, dalla “società della vergogna” alla “società della colpa”. Non possediamo documenti storici che testimonino direttamente la condizione della donna nell’epoca arcaica greca ma, i poemi omerici indipendentemente dalla veridicità degli avvenimenti narrati e dai loro protagonisti, sono il primo documento storico che descrive nei particolari le condizioni di vita della donna greca e offrono al lettore uno sguardo sulla storia, sui valori e sulle regole della società greca nei secoli tra la fine della civiltà micenea e l’VIII secolo. Alla conversazione ha contribuito l’architetto e designer Alberto Trifoglio figlio del compianto maestro Antonio Trifoglio, protagonista dell’arte del novecento calabrese che ha raccontato come attualmente produce pinakes con tematiche femminili, nate in occasione della riscoperta di stampi lasciati dal padre e protagonisti di una copiosa produzione da dove si evince il ruolo al femminile delle donne della locride –emancipate ed innovatrici- Nella pittura invece Antonio Trifoglio dipingeva la donna dal portamento regale, figure lineari e filiformi che la rivificavano già dal 1950 in poi, figure femminili che animavano le coste ioniche della provincia reggina con il loro portamento.

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