Il Senatore Siclari sull’operazione Eyfhemos

«Dopo le notizie uscite sulla stampa nazionale sento il dovere e la responsabilità morale di fare chiarezza nel rispetto di chi mi conosce, di chi mi ama, di chi ha votato, dei miei colleghi, di chi crede nella mia persona, nella Giustizia e nei giovani che non si piegano. Pensavo fosse uno scherzo. Non avrei mai e poi mai e poi mai e poi mai potuto pensare fosse vero. Quando sei certo di aver rispettato e onorato in ogni momento della tua vita la Legge, lo Stato, la famiglia, i cittadini, i tuoi amici, i tuoi pazienti, i bisognosi, la Magistratura, le Forze dell’Ordine e dormi così sereno che non sentì il campanello alle 6.00 del mattino che suona per quasi 30 minuti (così ha detto il portiere), e poi ti svegli trovando un messaggio in segreteria che ti riporta nel buio della notte, ti crolla il mondo addosso».

Lo ha scritto il senatore forzista Marco Siclari sulla sua pagina Facebook chiarendo che «Vivo Roma dall’età di 20 anni, qui ho terminato i miei studi in Medicina e Chirurgia, mi sono specializzato, ho conseguito Master e Corsi di Alta Formazione fino a diventare da subito Direttore Sanitario a Roma. Mi sono sposato ed ho un figlio che oggi compie 5 anni e che rappresenta la mia più grande ricchezza ed il mio più importante traguardo. Faccio politica a Roma sin dai tempi dell’università. Sono stato Senatore Accademico per ben 3 volte a Tor Vergata, Coordinatore Comune di Roma e Regione Lazio dei giovani di Forza Italia. A 29 anni vengo eletto Consigliere Comunale a Roma e lavoro per ben 5 anni a favore dei giovani e delle università come delegato del Sindaco ai rapporti con Università ed Enti di Ricerca. A 40 anni vengo chiamato dal partito per aiutare la Calabria come candidato al Senato della Repubblica e per la prima volta dopo 20 anni trascorro 28 giorni consecutivi in Calabria nelle segreterie politiche di partito e nella mia segreteria politica pubblica aperta in campagna elettorale a tutti i cittadini e situata nel pieno corso di Reggio Calabria, a spiegare il mio programma elettorale a tutti coloro che venivano spontaneamente ad incontrarmi. Vinco il collegio uninominale e vengo nominato capogruppo Commissione Salute del Senato. Rientro a Roma, dove vivo da sempre con la famiglia, ed inizio a lavorare, senza perdere tempo, per la Calabria, i calabresi e per il Paese. Tutti i calabresi iniziano a conoscermi per le mie battaglie in aula ed in Piazza Montecitorio sul “diritto alla salute”, sui “trasporti” e sul “futuro dei giovani”. Basta scorrere il mio profilo Facebook, la mia scheda in Senato, o ricercare su Google per approfondire il lavoro portato avanti con costanza e senza pausa. Improvvisamente, dopo 42 anni di vita vissuta nel rispetto della Legge, dello Stato, della famiglia, del prossimo, dei cittadini e dopo cinque anni fatti da Consigliere Comunale in maggioranza a Roma Capitale, improvvisamente mi ritrovo accusato di “voto di scambio politico mafioso” in Calabria senza aver mai aver incontrato mafiosi o fatte promesse o effettuato raccomandazioni. Mi viene contestato di aver avuto un incontro nella mia segreteria politica (non casa o a cena o altro), che come tutte le segreterie politiche di Italia è aperta a tutti i cittadini in campagna elettorale, con un signore ritenuto vicino a delle famiglie mafiose. Questo signore, ho letto dalle carte dell’inchiesta, all’epoca risultava persino innocente perché’ assolto in un processo di primo grado ma con un processo in appello pendente ancora senza giudizio, quindi per lo Stato incensurato. Questo signore sarebbe stato accompagnato nella mia segreteria (aperta a tutti e davanti a tutti i collaboratori), per 30 minuti di incontro, dal medico curante del figlio. Questo medico curante è il Presidente della più importante Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria dove bensì 84 medici di famiglia fanno capo a lui, nonché attuale Responsabile dei Medici di Famiglia nella Task Force istituita dall’Asl per l’emergenza Coronavirus a Reggio Calabria. La nomina è stata data dal Commissario della Salute della ASP e dal direttore (nominati su indicazione del Governo Nazionale). Il Presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria, era considerato, fino ad ieri (sono certo che dimostrerà la sua estraneità), uno tra i professionisti più in vista di Reggio Calabria. Un politico, come il sottoscritto, tutto può pensare tranne che una persona così seria, un professionista spendibile e preparato possa presentarsi ad un appuntamento con un “mafioso”.

Ribadisco che, il giorno in cui questo signore viene accompagnato (non ricordo di aver parlato) nella mia segreteria politica aperta a tutti e alla luce del sole, per lo Stato italiano risultava un cittadino incensurato ed addirittura assolto in primo grado (così si legge dalle pagine dell’inchiesta con un processo pendente in appello). Mi domando come potevo mettere in dubbio l’onestà di quella persona che era stata accompagnata dal Presidente e che allora era oltretutto incensurato ed “innocente” per i giudici italiani? Come potevo sapere chi fosse e cosa avesse avuto in passato o nel presente se vivo a Roma da 22anni e non avevo mai avuto rapporti con il Signore ne prima ne dopo quell’unico incontro (qualora fosse avvenuto l’incontro)? Ribadisco: vivo a Roma da 22 anni e non avrei mai potuto sapere chi fosse quel signore ne i presunti legami che oggi vengono contestati a quel signore, diversamente non gli avrei mai permesso di parlare con me. Non posso conoscere tutti coloro che vivono in Calabria o a Reggio Calabria e certamente conoscendo il Medico non avrei mai pensato che potesse presentarmi un cittadino condannato o pregiudicato che di fatto non lo era. Non ho mai dato niente in cambio di qualcosa, ne chiesto qualcosa in cambio di altro. Sono convinto che c’è stato un errore che verrà chiarito facendo leva sulle carte dell’inchiesta. Dalle indagini, infatti, è evidente che si tratta di rapporti che aveva quel signore con il Medico che mi ha citato nei suoi discorsi senza però mai chiedermi di interessarmi per quel trasferimento che ho appreso ieri dalle carte processuali e per il quale non mi sono mai occupato (nelle indagini non vi è intercettazione o prova).

Nelle indagini, infatti, risulta che: non ho mai promesso nulla a nessuno, chi mi conosce lo sa. Nelle indagini non vi è ne intercettazione ne prova documentale di un mio “accordo” con il tizio (che risulterebbe venuto in segreteria una sola volta con il Presidente della Coop dei Medici di Famiglia) o con il medico.  Non vi è alcuna intercettazione o prova del presunto colloquio avvenuto tra me, il signore ed il medico nella mia segreteria davanti a tutti i collaboratori. Nelle indagini, infatti, non vi è traccia, prova o intercettazione del colloquio (oltretutto non conoscendolo non ricordo nemmeno di averlo incontrato) ma presumono che ci sia stato perché il tizio entro nella segreteria politica pubblica aperta a tutti e alla luce de sole. Non conoscevo e non conosco quel signore se non per i presunti 30 minuti di colloquio (che nemmeno ricordo, ma che mi vengono contestati) che sarebbero avvenuti alla presenza del Presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia nella segreteria politica pubblica aperta a tutti e alla luce del sole. Nelle indagini non vi è ne intercettazioni ne traccia o prova di telefonate o incontri passate, presenti o future tra me e quel signore. Non ho mai ne sentito né visto il signore nei 24 mesi successivi a quell’incontro. Nelle indagini, infatti, non vi intercettazione, traccia o prova di una telefonata o di un incontro tra me e quel signore nei 24 mesi successivi (sono trascorsi esattamente 24 mesi da allora). Non ho mai avuto il suo cellulare ne mai sentito al telefono. Nelle indagini, infatti, non vi è traccia di una telefonata. Non ho mai visto o sentito la ragazza o la signora che avrei dovuto raccomandare. Nelle indagini non vi è traccia della “richiesta di raccomandazione” fatta al sottoscritto né da parte del medico né da parte del signore. Non vi è telefonata o intercettazione ambientale o altro che documenta la richiesta di raccomandazione fatta dal Medico di Famiglia al sottoscritto a favore della ragazza (o signora). Non ho mai telefonato ad alcun esponente di Poste Italiane per raccomandare la ragazza o la signora. Nelle indagini non vi è intercettazione ne prova. Non ho mai interessato altra persona per agire per conto mio a favore della ragazza o signora per essere raccomandata a Poste Italiane. Nelle indagini non vi è intercettazione o prova. Non ho mai incontrato di persona o sentito per telefono la ragazza o la signora che secondo l’accusa avrei dovuto raccomandare. Dalle carte si legge che, oltretutto, la signora ed il marito che non ho mai visto o sentito, sono incensurati. Non ho mai chiesto voti in cambio di altro. Nelle indagini non vi è traccia di accordi o promesse e soprattutto tutta la provincia di Reggio Calabria ne è a conoscenza della mia rettitudine. Nella mia segreteria ho incontrato nei 28 giorni di campagna elettorale centinaia e centinaia di cittadini così come fanno tutti i candidati nel periodo elettorale e non posso ricordare di aver incontrato quel signore accompagnato dal Presidente per una normale presentazione (non può essere per ragioni diverse). Infatti, non vi è ne prova ne intercettazione della conversazione avvenuta ne del contenuto. Secondo l’accusa il signore aveva il telefono fuori uso per giorni). Il totale dei consensi dati al centrodestra sono 86.440 voti complessivi in tutto il collegio. I voti, invece, che avrebbe dovuto portare al centrodestra il signore, secondo le indagini, riguardano i comuni di:  Sinopoli 435 pari a 63,41% dei votanti di quel comune, Sant’Eufemia 782 pari a 46,11% dei votanti di quel comune. In quegli stessi comuni, però prendo meno voti del candidato del centrodestra alla Camera dei Deputati che ottiene a Sinopoli il 65.15% e a Sant’Eufemia il 48.08%. Quindi non capisco nemmeno l’eventuale vantaggio che avrebbe vantato o potuto vantare quel signore alla lista del Centrodestra al Senato. In tutti i comuni della provincia le percentuali della Camera assomigliano a quelli del Senato. Quindi i cittadini hanno votato secondo volontà. Vorrei chiarire, inoltre, che non esiste la preferenza!

Nessuno ha scritto Siclari nella scheda ma hanno votato o centrodestra, o centrosinistra o M5S. Per essere più chiari, bastava votare qualunque partito di destra (4 partiti) per votare automaticamente Siclari in quanto candidato unico della coalizione. Mi viene spontaneo chiedersi: “come è possibile che un clan tra i più potenti al mondo avrebbe spostato dei voti (stiamo parlando di una probabile contestazione di pochi centinaia che non sembrano però esserci perché al Senato ci sono stati addirittura meno voti rispetto alla Camera in percentuale) per avere al “servizio”, nella peggiore delle ipotesi, un medico professionista e Senatore della Repubblica che non ha mai avuto ombre di questo tipo nella vita, che vive fuori dalla Calabria da 22 anni, per poi eventualmente chiedere in 24 mesi (ventiquattro lunghi mesi) il trasferimento di una persona (incensurata) da un ufficio postale all’altro? Un clan potentissimo in 24 mesi avrebbe invece potuto chiedere l’interessamento del Senatore verso appalti, banche o nomine importanti, società ecc e non un trasferimento di una ragazza di 27 anni da un ufficio postale all’altro (rispetto a cui, oltretutto non c’è traccia o prova o intercettazione alcuna di un mio interessamento) e che un clan potentissimo avrebbe potuto fare sicuramente da solo.

Da cittadino onesto, sono rammaricato, pensavo di aver fatto del bene al nostro Paese e al nostro territorio, e penavo che venisse apprezzato invece sono stato considerato diversamente da come lavoro e vivo. Conservo il rispetto verso il lavoro dei magistrati e sono certo che ci sarà Giustizia. La mia elezione al Senato della Repubblica ha avuto importanti effetti collaterali devastanti, ingiustificabili e incomprensibili verso la mia persona e la mia famiglia. Di fronte alla mia coscienza, ai fatti accaduti realmente, alle parole di conforto degli avvocati, all’incoraggiamento dei tanti amici e colleghi parlamentari, ho deciso di lavorare come e più di prima a favore de nostro Paese e del nostro territorio calabrese. Per questo motivo oggi, nonostante la sofferenza che porto nel cuore, sarò in Senato a fare il mio dovere.  In queste ore sto continuando a lavorare sull’emergenza sanitaria nazionale del Coronavirus così come ho fatto nelle ultime 6 settimane offrendo massima collaborazione istituzionale e fattiva al Governo e al Ministro Speranza che ha recepito 5 proposte elaborate dal sottoscritto, su 14 punti approvato nell’ultimo Decreto del Consiglio dei Ministri.

Abbraccio i miei colleghi parlamentari e tutti i vertici di partito che hanno subito telefonato per farmi sentire la loro vicinanza, il loro sostegno e mi hanno esplicitamente chiesto di continuare a lavorare nelle sedi istituzionali così come sempre fatto. Ringrazio tutti, politici, amici, miei elettori, miei concittadini, parlamentari di tutti i partiti che hanno espresso vicinanza, uomini dello Stato e delle Istituzioni per tutti i messaggi e gli attestati di stima che continuano ad arrivare. Non morirò mai con accuse così infamanti. Il mio binario è quello della Legge ed è a senso unico. Sono sempre stato profondamente credente e continuo a guardare avanti con fiducia verso lo Stato e, soprattutto, con grande fede. Si, perché quando sai di non aver commesso quanto ti viene contestato, documentato persino dall’assenza delle prove, pensi soltanto alla fine, alla fine della vita. Per questo mi aggrappo alla fede e continuo a coltivare il sogno di costruire con enormi sacrifici, in modo sano e migliore il futuro di mio figlio e della mia famiglia».

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