In Lombardia, nei pressi di Sondrio, c’è un sentiero per escursionisti, denominato “Tracciolino”, che si sviluppa lungo il tracciato della vecchia ferrovia industriale che collegava due dighe, una in Val Codera, l’altra in Val dei Ratti.
C’è poi il sentiero “Decauville in Valdidentro”, che si sviluppa lungo il tracciato della decauville costruita per trasportare il materiale proveniente dalle dighe di Cancano fino ad Arnoga.
In Piemonte il “Traciolin”, sentiero per escursionisti che si sviluppa lungo il tracciato di una decauville, collega Margone a Malciussia.
Anche il sentiero “Decauville”, fiore all’occhiello dell’offerta turistica di Bardonecchia, utilizza una vecchia decauville per collegare Fregiusia a Rochemolles.
Molti altri sentieri, disseminati in tutt’Italia, si sviluppano lungo i tracciati delle dismesse decauville, ferrovie a scartamento ridotto, di facile costruzione, usate esclusivamente per il trasporto di merci quali minerali, legno, torba, argilla e sabbie.
Anche la provincia di Reggio Calabria, a dispetto di chi ancora racconta di una Calabria da sempre socialmente e culturalmente arretrata, ha avuto le sue industrie e la sua decauville. Ventinove chilometri di binari tra Giffone, Galatro, Prateria e Fabrizia, al servizio di una fiorente industria forestale attiva fino agli anni ’60 dello scorso secolo.
Negli anni successivi, pezzo dopo pezzo, la vecchia ferrovia è stata smantellata. Di essa restano buona parte del tracciato, costellato da lapidi che ricordano i caduti sul lavoro, e il racconto degli anziani che, grazie a quella ferrovia, hanno avuto la possibilità di lavorare e vivere nella propria terra.
Ci siamo andati in escursione, eravamo numerosi, dice Sandro Casile, Presidente del GEA – Gruppo Escursionisti d’Aspromonte, e abbiamo avuto l’opportunità di camminare in un territorio che custodisce importanti e sorprendenti capitoli della storia dell’estrema montagna meridionale.
Oltre al tracciato della decauville abbiamo avuto modo di visitare il Convento di S. Elia di Cubasina, ridotto a rudere e in stato di abbandono, edificato dai monaci greco-bizantini nell’XI° secolo dopo Cristo.
In quel Convento, nella prima metà del XIV secolo, è stato ordinato sacerdote Bernardo da Seminara, conosciuto con il nome di Barlaam. Personaggio eclettico, teologo e filosofo, figura eminente della tradizione greca, Barlaam è stato maestro di greco di Petrarca e Boccaccio.
Abbiamo infine apprezzato l’ambiente rurale ancora vivo, ricco di masserie, di umanità, di ospitalità, di odori e sapori ormai sconosciuti.
E’ inconcepibile, conclude Casile, ricordare in ogni occasione che il nostro territorio è naturalmente vocato al turismo e, allo stesso tempo, non essere capaci di “spendere” i cospicui fondi comunitari destinati allo sviluppo, e essere indifferenti al deperimento del cospicuo patrimonio naturale, ambientale, storico, archeologico e antropologico.