Una partita vissuta nel carcere di Catanzaro

Lo sport è sempre libero, anche in carcere. Si è visto oggi pomeriggio, nel corso della partita di calcio svoltasi tra la squadra Ads Amatori Cutro e una squadra composta dai detenuti della Casa Circondariale di Catanzaro: 5 a 4 l’esito finale, ma l’importante in questo caso è stato davvero partecipare.

Perché quei nove goal segnati nel campo di una carcere in 90 minuti dimostrano che quella volontà agonistica, di impegnarsi e di riuscire come e meglio degli altri, attraverso una competizione leale, possono essere parte integrante di un trattamento rieducativo.

L’incontro, per il quale è stato designato a titolo gratuito di un arbitro federale, è stato organizzato dalla squadra ospite, e il membro dell’associazione sportiva Francesco Pupa ha ringraziato la direttrice del carcere, Angela Paravati, che ha reso possibile questo momento sportivo in un contesto così particolare.

L’incontro è iniziato con uno scambio di doni: il gagliardetto dell’Ads Cutro Amatori per la direzione del carcere ed un piatto realizzato nel laboratorio di ceramica dell’istituto per la squadra ospite, consegnato dall’ispettore Noè Granato.

Dopo, una partita che ha tenuto con il fiato sospeso fino alla fine.

“Giocare una partita di pallone in carcere non vuol dire solo tornare alla normalità per 90 minuti” ha affermato la direttrice Paravati “ma vuol dire anche rendersi conto dell’importanza di valori come lealtà e spirito di squadra, correttezza nei confronti dei compagni e degli avversari. Valori che possono essere appresi anche su un campo di calcio, ed applicati poi nella quotidianità”

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