Un evento così spettacolare, ma finito con la notizia più triste. Ecco perché tutti, ambientalisti e non, vogliamo conoscere le ragioni della morte del cucciolo di foca monaca “salentina”. La risposta, rileva , Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, non potrà non arrivare dalla scienza e dai riscontri che si avranno perché si spera che non si ripeteranno più epiloghi così drammatici, se si avrà la possibilità, come ci si augura, di poter ritenere ritornato nella nostra fauna, un animale che pensavamo tutti completamente sparito. Proprio per tali ragioni siamo interessati a conoscere gli esiti delle indagini scientifiche che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale) ha avviato come dichiarato nel comunicato che pubblichiamo integralmente di seguito.”Già ieri sera, presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale (IZS) di Foggia, sono iniziate le analisi necroscopiche sull’esemplare di Foca monaca (Monachus monachus) ritrovato nel brindisino e morto il 28 gennaio scorsa. Le indagini sono state effettuate dai patologi veterinari dello stesso Istituto, del CREDIMA (Centro di Referenza Nazionale per la Diagnostica dei Mammiferi Marini), del CERT (Cetacean stranding emergency response team) dell’Università di Padova e dell’IZS di Teramo, insieme al personale specializzato dell’ISPRA e della Stazione Zoologica Anton Dohrn che era intervenuto il giorno precedente.L’esame, effettuato applicando protocolli internazionali, ha evidenziato un generale stato di debilitazione dell’animale, con compromissione del sistema immunitario, unito ad un quadro infiammatorio delle vie respiratorie. Presente anche un’importante parassitosi intestinale. Sono stati prelevati e conservati tessuti utili ad identificare l’esatta causa della morte. Gli esami, che prevedono complesse analisi di laboratorio, si concluderanno nei prossimi due mesi. Lo scheletro e la pelliccia sono conservati temporaneamente presso l’IZS di Foggia.”
Comunicato Stampa – Giovanni D’Agata – Sportello dei Diritti