(Dire – notiziario settimanale psicologia) Roma, 28 Gen. – Sempre piu’ pediatri lamentano che i genitori invece di accarezzare i loro figli per calmarli in occasione della visita medica, danno loro il cellulare. Da qui l’emergenza dipendenza dallo smartphone in eta’ precocissime. “a volte togliere il cellulare a un bambino puo’ provocare anche crisi psicotiche”, fa sapere Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’istituto di ortofonologia (ido). lo psicoterapeuta dell’eta’ evolutiva poi aggiunge: “questa situazione sta portando a un vertiginoso aumento delle disorganizzazioni delle funzioni esecutive visive. Queste se non vengono individuate possono causare un non accomodamento visivo nel bambino, con la possibilita’ di sviluppare negli anni successivi difficolta’ nella scrittura. Noi psicologi- sottolinea castelbianco- possiamo fare un intervento precoce ma non di prevenzione, perche’ il bambino ci viene inviato quando il problema e’ gia’ esploso”. La risposta deve venire dai pediatri. “la loro credibilita’ con i genitori dei bambini 0-5 anni e’ altissima. Sono loro l’ultima possibilita’ che abbiamo, perche’ il disagio nell’infanzia si sta allargando a macchia d’olio. Il pediatra resta l’unica figura che puo’ fare la prevenzione- ripete l’esperto- e anche nel caso del telefonino che puo’ provocare dipendenze fortissime, piu’ il pediatra interverra’ in modo deciso piu’ i genitori potranno agire. Se su 100 genitori anche solo 10 vi ascolteranno saro’ un grande risultato”. da qui l’ido, insieme alla societa’ italiana di pediatria (sip) e al sindacato italiano specialisti pediatri (sispe), ha deciso di promuovere la campagna di formazione e informazione sul ruolo del ‘pediatra sentinella educativa’. In pratica sono a disposizione dei pediatri italiani due nuove schede di rilevazione insieme a due nuovi opuscoli che forniscono sia indicazioni sui principali campanelli di allarme nel monitoraggio neuroevolutivo dei bambini da 0 a 24 mesi, che dei consigli che i medici potranno rivolgere ai genitori di piccoli da 1 a 5 anni. “ci siamo resi conto che nell’eta’ dai 0 ai 5 anni i genitori ascoltano in modo attento cio’ che il pediatra gli possa dire, spiegare o chiedere di fare- prosegue lo psicoterapeuta- dopo i cinque anni invece il bambino, come dicono sempre i genitori, e’ gia’ grande e quindi va a scuola. Da quel momento scema l’interesse dei genitori verso le parole del pediatra, mentre i famosi compiti scolastici assumono sempre piu’ rilevanza. I comportamenti non idonee dei bambini devono, quindi, essere affrontati prima che questi diventino una patologia e prima del quinto anno di vita”. in quest’ottica i questionari rivolti ai genitori dovrebbero aiutare i pediatri ad “appuntarsi le difficolta’ e quando le incontreranno potranno non solo fornire consigli alle mamme e ai papa’, ma anche verificare che questi vengano eseguiti in modo da attenuare i disagi e prevenire le difficolta’ croniche in eta’ evolutiva”. I segnali di rischio di un disagio neuroevolutivo “sono precocissimi- conclude il direttore dell’ido- e iniziare un percorso terapeutico a un anno e mezzo fa la differenza. Cambia la vita dei bambini”. (Red/ Dire)