“Da quando ha preso il via la campagna elettorale, sempre più spesso, nelle espressioni di coloro che incontro riecheggia la parola normalità. Una rappresentazione che potrebbe sembrare semplice, snella, ma che, applicata alla Calabria, si colora di tantissimi significati diversi. La voglia di normalità alle nostre latitudini si traduce in poter contare su iter che, in altre realtà, non vengono analiticamente osservati perché, appunto, rientrano in una routine regolare, della quale non preoccuparsi, che si svolge in maniera quasi autonoma, dove le emergenze tali sono e tali rimangono, e non si trasformano in una pratica consolidata. Ritengo, perciò, che il ruolo della politica, oggi, in Calabria, debba proprio orientarsi verso indirizzi che permettano al cittadino di incontrare, finalmente, quelle consuetudini che, altrove, sono solo una basilare quotidianità. E per farlo la politica deve tornare al suo spirito originario, alla sua visione di servizio. Senza scomodare pensieri aristotelici sul tema (che però fanno capire quanto il concetto sia profondo e radicato sebbene, nel tempo, sbiadito e allontanato, ahinoi, dalla sua originalità!), è fondamentale che la politica si collochi, in maniera limpida e trasparente, in quegli spazi che possano consentire di realizzare e costruire anche attraverso l’apporto di chi ancora agisce, senza cercare sfumature, nella necessaria differenza che esiste e deve esistere tra cosa pubblica e cosa privata, sia a livello culturale che morale. Per rimanere alle ultime cronache ecco perciò che faccio mio, in alcuni passaggi, l’intervento affidato alla stampa del sostituto procuratore della repubblica alla Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino, la cui analisi deve fungere da stimolo per l’operato di chi si sta ponendo come guida sul territorio calabrese: “mettere al centro dell’agenda politica le problematiche strutturali che relegano la Calabria ai margini economici e politici del Paese”, e, ancora, non perdere di vista “l’essenza dei problemi economici e culturali che sono la causa della pervicace resistenza della ‘ndrangheta”. Le istituzioni devono assumersi questa responsabilità, lo ha scritto Musolino, lo ha chiesto Gratteri: l’operato, eccellente e importantissimo della Magistratura, non può sostituirsi all’impegno imprescindibile che, invece, tocca a chi governa. E chi governa deve anche avere il supporto di tutti coloro che credono sia ancora possibile un’inversione: come ha fatto l’imprenditrice che denunciando il prefetto, ha deciso senza dubbio alcuno da che parte stare. Non si può tentennare. Gli spazi per agire senza ombre ci sono, così come le persone che credono ad un attivismo sano e lottano quotidianamente o i politici che credono all’essenza principale dell’incarico che vanno a ricoprire. Le forze sane, la maggior parte dei calabresi, devono ritrovarsi in un’unità di intenti, senza confidare in un assistenzialismo dannoso, ma richiedendo le giuste progettualità per dar voce alle eccellenze, umane, culturali, gastronomiche, paesaggistiche che non mancano e che devono divenire strumento di riscatto. Una delle mie intenzioni sarebbe proprio quella di collaborare e realizzare con chi si spende per la nostra terra attraverso il suo lavoro, la sua professionalità, le sue doti etiche, le sue idee. La decisione di candidarmi muove proprio da queste premesse e dalla voglia di essere cassa di risonanza affinché si programmi in maniera netta, guardando oltre il proprio uscio, considerando, ascoltando, coinvolgendo chi vorrà esserci, e progettando con proposte di legge utili ed incisive”.
Tilde Minasi
Candidata Lega Consiglio Regionale
Circoscrizione Sud