Negli Stati Uniti, i Centers for Disease Control and Prevention, responsabili insieme alla Fda dell’indagine sui casi di malattie polmonari registrati ultimamente, hanno diramato un comunicato con i nomi dei marchi che sembra siano stati utilizzati dai pazienti ricoverati. Dai dati subito si nota che si tratta solo di prodotti al tetraidrocannabinolo, Thc, la sostanza psicoattiva della cannabis invece che di liquido alla nicotina. Questo a dimostrazione che le malattie non avevano alcun collegamento con l’uso corretto della sigaretta elettronica.
Come riporta sigmagazine.it, il marchio più diffuso è “una classe di prodotti contraffatti di origine sconosciuta contenenti Thc il cui uso è stato segnalato a livello nazionale e in tutti gli Stati presi in esame” (si legge sul sito dei Cdc) ma il problema è che non si tratta di un marchio prodotto da una azienda, ma di un contenitore vuoto che gli operatori illegali acquistano e riempiono di liquido non controllato. Al momento, il problema sembra sia legato solo al mercato parallelo negli Usa che oltre a marchi dichiaratamente illegali è stato invaso anche da copie di prodotti di brand legali, che naturalmente non soddisfano gli standard di sicurezza. E mentre la crisi sanitaria sembra decrescere, il picco dei ricoveri è stato registrato a metà Settembre, le ripercussioni, non solo economiche, per il mercato della sigaretta elettronica ingiustamente accusato, rimangono grevi e non solo negli Stati Uniti.
In Italia, intanto, con il 2020 arriva la prima scadenza per l’autorizzazione per gli esercizi di vicinato, farmacie e parafarmacie per poter continuare a vendere i prodotti liquidi da inalazione (liquidi di ricarica) come da Decreto direttoriale 47885/RU. Come riporta sempre sigmagazine.it, per mantenere l’autorizzazione bisognerà rispettare norme e divieti, tra i quali il divieto di preparazione e confezionamento in negozio dei prodotti liquidi e la necessità per il richiedente di non aver mai riportato condanne per contrabbando. Inoltre è categorico che l’attività debba approvvigionarsi dei prodotti soggetti ad imposta (i liquidi da inalazione pronti all’uso) tramite Deposito fiscale. Chi non rispettasse uno o più di questi obblighi andrà incontro a sanzioni pecuniarie, oltre che amministrative, che potrebbero portare anche alla revoca dell’autorizzazione alla vendita.
K.G.