Gli eccezionali eventi atmosferici che hanno recentemente colpito il nostro Paese hanno causato ingenti danni in molte Regioni Italiane arrecando veri e propri disastri alla cittadinanza, alle attività economiche e alle opere pubbliche; con l’emendamento del Governo è stato introdotto nel provvedimento l’articolo 58-octies che incrementa di 40 milioni di euro, per l’anno 2019, le risorse del Fondo per le emergenze nazionali della Protezione Civile, di cui all’articolo 44, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n.1; secondo le finalità di tale articolo, l’aumento della dotazione del Fondo è necessario per fronteggiare le emergenze connesse con gli eccezionali eventi metereologici verificatesi nei mesi di ottobre e novembre del corrente anno nei territori delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia- Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana e Veneto; le risorse stanziate dal Governo sono assolutamente insufficienti per coprire le esigenze dei territori gravemente colpiti dalle ultime ondate temporalesche; in due anni le zone a rischio frane nella regione sono aumentate del 28 per cento: lo rileva il report del centro studi di Confagricoltura, elaborato su indagini Ispra.
Dall’indagine emerge come la Calabria sia tra le regioni italiane che hanno visto maggiormente incrementare la vastità di aree a rischio idrogeologico e le aree di territorio esposte al pericolo di frane; secondo la stima del centro studi Confagricoltura, tali aree sono incrementate da 706 chilometri quadrati del 2015 a 903 chilometri quadrati del 2017, con una crescita del 28 per cento; si tratta di una variazione che pone la Calabria al terzo posto in graduatoria tra le regioni per aumento delle zone soggette a rischio idrogeologico: in pratica su circa il 6 per cento dell’intero territorio calabrese incombe il rischio dei potenziali danni derivanti da frane e smottamenti e l’11,5 per cento dell’intera Calabria è a rischio idraulico.
Le aree più esposte sono quelle che ricadono nelle zone rurali e nei piccoli comuni dell’entroterra, dove maggiore è stato il fenomeno dell’abbandono del territorio e che nel tempo hanno per questo subito pesanti conseguenze in termini di vite umane e di erosioni di terreni agricoli; le frane e le alluvioni, oltre a costituire un grave rischio per l’incolumità dei cittadini rappresentano un onere non indifferente per le finanze pubbliche; in termini di riparazione dei danni, nell’ultimo anno, la Calabria risulta essere tra le aree più colpite; per le peculiari caratteristiche geologiche, morfologiche e di uso del suolo, la Calabria si presenta come una delle aree europee con più elevata predisposizione al dissesto. Infatti, il territorio è geologicamente “giovane”, pertanto, è soggetto ad intensi processi morfogenetici che modellano in modo sostanziale il paesaggio; Il territorio della Calabria dopo i recenti eventi metereologici eccezionali, è per buona parte devastato, non solo i centri urbani ma anche e soprattutto le campagne.
Il Lametino, il Vibonese e la Fascia Ionica Centrale sono state le zone più colpite ma ovunque ci sono state frane e smottamenti. Gli agricoltori lamentano, oltre alla perdita del prodotto, la totale distruzione degli impianti irrigui, delle recinzioni, il danneggiamento delle strutture rurali e prevedono un generale stato di sofferenza, soprattutto negli agrumeti, a causa del perdurante ristagno idrico; a complicare la situazione interviene anche l’estrema eterogeneità degli assetti geologico-strutturali, idrogeologici e geologico-tecnici e l’ampia gamma di condizioni microclimatiche che rendono difficile la valutazione del rischio idrogeologico; l’abusivismo e la cementificazione priva di regole, la continua ed intensa urbanizzazione lungo i corsi d’acqua e in prossimità di versanti fragili e instabili, il disboscamento, l’abbandono delle aree montane e l’agricoltura intensiva sono solo alcuni dei fattori che contribuiscono a sconvolgere il fragile equilibrio idrogeologico del territorio. Il recente abbandono delle pratiche agrosilvo-pastorali e del territorio montano-collinare, in genere, hanno portato ad una progressiva riduzione del presidio del territorio e della manutenzione delle opere di regimazione delle acque e di stabilizzazione dei versanti.
Negli ultimi anni, è poi mancata quasi completamente, nel nostro paese, una seria e diffusa politica di prevenzione, e sono state messe a disposizione risorse finanziarie solo a “disastro avvenuto”.
I maggiori danni si riscontrano nel lametino, dove un ciclone mediterraneo, caratterizzato da forti venti che hanno superato i 100 chilometri all’ora e piogge intense, ha scoperchiato le serre e i tendoni, danneggiando gravemente le colture frutticole, con particolare riferimento agli agrumi, e quelle orticole, e provocando la caduta totale delle olive con danneggiamento di molte piante e con sradicamento di centinaia di esse.
Le intense piogge hanno allagato molte piantagioni di agrumi in tutta l’area jonica reggina. Nel crotonese diverse aziende zootecniche sono state addirittura costrette ad evacuare il bestiame a causa delle avverse condizioni meteo; tra i comparti più colpiti dal recente maltempo è quello dell’olivicoltura in Calabria, travolto nella fase più delicata, che ha registrato la peggior produzione degli ultimi decenni: -76,6% su base annuale;in particolare le gelate primaverili, la siccità estiva e soprattutto le recenti piogge violente cadute su tutto il territorio calabrese si sono rivelate come un moltiplicatore negativo della naturale alternanza tra annate cariche e scariche della produzione; gli agricoltori colpiti nel momento più importante della stagione olivicola, non possono rinunciare a questa primaria fonte di reddito,
Impegna il Governo:
ad adottare gli opportuni provvedimenti per incrementare ulteriormente le risorse occorrenti per fronteggiare le emergenze maltempo verificatasi nella Regione Calabria nonché per garantire risarcimenti alle imprese di settore.
On. Domenico Furgiuele
Deputato della Repubblica Italiana