Vincitori un poeta-musicista andino della Colombia e un italo-svizzero. Arrivati per la cerimonia poeti da tutt’Italia e da Brasile, Grecia, Svizzera, Colombia, Egitto
Un grande successo venerdì sera la cerimonia di premiazione del XXXIV Premio mondiale di poesia Nosside, al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Una festa delle tante lingue del mondo, declinate in versi d’amore, di passione, di sentimento, di dolore, di gioia. Tra le tantissime liriche in concorso, hanno trionfato, ex-aequo, quelle del poeta e musico colombiano Fredy Chikangana e dello svizzero-italiano Davide Rocco Colacrai che hanno riguardato entrambe la tematica della morte e della speranza. Il colombiano con la sua lirica Dico Naya (scritta in lingua quechua, l’antica lingua degli Incas e tradotta in spagnolo) ha ricordato uno spaventoso eccidio del 2001 da parte di militari nella regione povera di Naya in Perù che ha contato centinaia di vittime civili, tra cui donne e bambini. «Dico Naya e rabbrividisco – recitano alcuni suoi versi – Dico Naya e penso ai bambini, al seme della terra, al vento che dipinge le nuvole di colori e i sogni per continuare a lottare per l’amore e per la vita». Lo svizzero Colacrai, figlio di italiani del Sud, nato nel Cantone di Zurigo, si è invece ispirato alla tragica fine di un ragazzo curdo che tentava di arrivare all’isola greca di Lesbo, in fuga dalla sua terra, per perfezionarsi nello studio del violino. «Sono un Cristo che ha per croce un violino – scrive nella sua lirica il giovane poeta – le sue corde il mio pane quotidiano, la sua voce il mio perdono»…