Villa San Giovanni, Biesse: intitolazione dell’aula Magna dell’istituto Alberghiero a Emanuela Loi

Biesse cerimonia di intitolazione dell’aula Magna dell’istituto Alberghiero di Villa San Giovanni. Lunedì 18 Novembre alle ore 10.00, presso l’Istituto Scolastico Alberghiero di Villa San Giovanni  nel corso dell’iniziativa A-Ndrangheta progettiamo una città senza crimine promossa dal Questore Maurizio Vallone, Biesse Associazione Culturale Bene Sociale Presieduta da Bruna Siviglia intitolerà l’aula Magna dell’istituto a Emanuela Loi, Agente della Polizia di Stato, la prima donna poliziotta morta  nella strage di via D’Amelio per difendere  Paolo Borsellino. Per tale occasione precisa la Presidente Biesse Bruna Siviglia saranno presenti le più alte cariche dello Stato. Il Prefetto Massimo Mariani,   Il Questore Maurizio Vallone,  il Procuratore Generale  Bernardo Petralia,  Il Procuratore Ottavio Sferlazza ed il Vice Comandante della Polizia di Stato Antonio De  Iesu. Sarà inoltre presente Tina Martinez Montinari vedova del capo scorta  di Giovanni Falcone Antonio Montinari. Un ringraziamento speciale va alla Preside Dell Alberghiero di Villa  San Giovanni Carmela Ciappina che ha accolto nell’immediatezza la mia proposta afferma Bruna Siviglia,  sarà un momento davvero unico  e di grande rilievo sociale. L’iniziativa rientra nel percorso sulla legalità che da anni portiamo avanti  nel territorio calabrese. Un grazie di vero cuore al Questore Maurizio Vallone che ha sposato l’iniziativa  e per tutto il grande lavoro che sta portando avanti nella divulgazione dei valori della legalità. La memoria da sola non basta , occorre incidere  con azioni concrete,  creando nuove prospettive ed opportunità, una società più giusta  per i nostri giovani.
Ma chi era  Emanuela Loi. Emanuela Loi aveva  poco meno di venticinque anni quando rimase uccisa nell’attentato di Via D’Amelio in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Originaria di Sestu, vicino a Cagliari, Emanuela sognava in realtà di diventare maestra; ma per qualche strana ragione a volte si fanno scelte che condannano il proprio destino, e la giovane, ispirata dalla sorella maggiore, tenta insieme a lei il concorso in polizia, superandolo – a differenza della sorella – a pieni voti. Nel 1989 Emanuela entra perciò, quasi per caso, nella Polizia di Stato, spostandosi a Trieste per l’addestramento e iniziando la serie di trasferimenti che la porteranno lontana dalla famiglia e dalla sua terra. Due anni dopo, infatti, invece di rientrare in Sardegna, viene trasferita a Palermo, dove le vengono affidati i piantonamenti a casa Mattarella, la scorta alla senatrice Masaino e la guardia al boss Francesco Madonia. E così, oltre al dispiacere della lontananza da casa, si aggiunge la paura, perché la Sicilia tra gli anni Ottanta e Novanta è martoriata di stragi mafiose che uccidono indifferentemente magistrati e agenti di polizia. A Palermo, inoltre, Emanuela deve fronteggiare anche gli sberleffi degli adolescenti, che scherniscono le donne in divisa. È il luglio 1992. Solo due mesi prima, la strage di Capaci ha ucciso il giudice Giovanni Falcone insieme a quasi tutta la sua scorta. Quel tremendo attentato ha scosso profondamente tutti i poliziotti, anche Emanuela, che come i colleghi non si sente più sicura. Teme per la sua vita, ma non può certo tirarsi indietro: è il suo lavoro. A un amico preoccupato, rivela che solo se l’avessero assegnata alla scorta di Borsellino avrebbe corso seri rischi. E fatalmente viene assegnata proprio al giudice, che incontrandola le chiede: “E lei dovrebbe difendere me? Dovrei essere io a difendere lei”. Non servono le rassicurazioni alla famiglia e al fidanzato che non le sarebbe successo nulla: Emanuela sa di rischiare la vita per quell’incarico, molto più pericoloso dei precedenti; a darle coraggio, il pensiero di fare scrupolosamente il suo lavoro, e soprattutto di fare ritorno a Sestu, nella sua Sardegna, per un periodo di ferie. Ma Emanuela non ne avrà il tempo. Il secondo giorno di scorta a fianco di Borsellino, alle 16.58 del 19 luglio 1992, in via D’Amelio, dove il giudice si era recato per un saluto alla madre, una Fiat 126 esplode proprio nel momento in cui i due scendono dall’auto, uccidendo insieme a loro anche gli altri membri della scorta Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Emanuela avrà il triste primato di prima donna poliziotto a morire in servizio. In Sardegna la aspettavano a fine mese mamma Alberta e papà Virgilio, la sorella Claudia, il fratello Marcello e il fidanzato, ma a Sestu tornerà solo il suo corpo dilaniato. Emanuela era una ragazza solare e sorridente, che amava la vita e il suo lavoro, a cui ha sacrificato anche se stessa. Gli ultimi istanti della sua vita sono raccontati in un bellissimo libro per ragazzi di Annalisa Strada, Io, Emanuela, agente della scorta di Paolo Borsellino, che dipinge il coraggio di questa giovanissima poliziotta, per restituirle almeno sulla carta i sogni che quel giorno di luglio le ha spezzato troppo presto.

La Presidente Biesse Bruna Siviglia

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