“Ci siamo alzati perché questa persona (Filomena Albano, Autorità Garante Nazionale, ndr), questo ruolo, questa garante, non ha avuto rispetto per noi“. Con queste parole Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, ha spiegato la protesta messa in scena a Napoli con l’uscita dai lavori, dove sono in corso gli Stati Generali dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
A lasciare l’aula contestualmente all’inizio dell’intervento di Albano, anche Jacopo Marzetti, Leontina Lanciano e Ludovico Abbaticchio, rispettivamente garanti Lazio, Molise e Puglia. “Simbolicamente – precisa Marziale – lo facciamo anche per Massimo Pagani garante della Regione Lombardia”.
Alla base della protesta – continua Marziale – il non voler considerare da parte di Albano le esigenze del nostro territorio: “Ha distrutto, per quanto ci riguarda, la Conferenza nazionale di garanzia imponendo temi solo suoi. Primo fra tutti quello dei minori stranieri non accompagnati che noi abbiamo assolto. Se penso solo a quanti tutori per minori stranieri non accompagnati abbiamo formato nelle nostre realtà. Se ci mettiamo insieme sono migliaia”.
Albano, denuncia Marziale senza mai nominarla, “ha mancato profondamente di rispetto al nostro lavoro che si differenzia dal suo perché noi abbiamo, a differenza del suo compito, a che fare con le difficoltà peculiari del territorio. Per quanto ci riguarda abbiamo preso l’impegno di essere garanti per servire i bambini non per fare strategie, tantomeno strategie distruttive come ha fatto lei”.
“Le motivazioni della protesta – rimarca Marziale – sono semplicemente queste e vogliono testimoniare la dignità del nostro ruolo che è importante nei territori e lo abbiamo dimostrato facendo grandi cose. Faccio un esempio su di me: in Calabria non c’era la rianimazione pediatrica e l’ha fatta il garante”. Il dissenso ad Albano, ci tiene a precisare il garante regionale, è “da un punto di vista strettamente politico e non certamente tecnico perché non mi permetto di fare giudizi sulla persona tecnicamente. Da un punto di vista della rappresentatività aveva probabilmente le carte in regola, se l’hanno nominata a fare il garante. Ma – conclude Marziale – non aveva la benché minima vocazione e ha calpestato quanti la vocazione ce l’hanno”.