Primo appuntamento de “Le Muse” nell’ambito del “Ventennale” che apre le sue porte nella nuova programmazione 2019/2020 con il mondo del teatro ospitando il “Festival Teatrale Miti Contemporanei” – Progetto Altri Luoghi Festival ideato e gestito da Compagnia Teatrale Scena Nuda diretta da Teresa Timpano. Un appuntamento dichiara il presidente Giuseppe Livoti, voluto in sinergia con il Festival: Teresa Timpano è voce del teatro reggino, una eccellenza, e così per il terzo anno consecutivo l’associazione ospita un vero e proprio evento che vede il Teatro e la recitazione – alla portata di tutti-, poiché vincente l’idea di creare atmosfera nei luoghi del mondo culturale e sociale della provincia di Reggio Calabria. Teresa Timpano in qualità di direttrice degli eventi che si svolgeranno da novembre a dicembre, si è soffermata sul programma di questa edizione con testi realizzati nell’alternanza di spazi scenici ricavati in luoghi archeologici e storico artistici di grande impatto visivo ma, anche, ritrovi come bar e punti di ristoro con la presenza di attori di spessore e di qualità in –non luoghi-, poiché convinti che anche la cultura della scena ed i suoi diversi linguaggi vadano promossi e conosciuti. Il testo per Le Muse, in una gremita Sala , ritrovato spazio teatrale in via San Giuseppe, è stato “Misura per Misura” performance tratta dall’ opera di W. Shakespeare con un adattamento drammaturgico e la regia di Filippo Gessi con gli attori Myriam Chilà e Lorenzo Praticò. L’introduzione è stata affidata a Massimo Pirrello – avvocato e studioso, il quale è partito dalla identificazione storica di “Misura per misura” (Measure for Measure), commedia di William Shakespeare, scritta nel 1603, opera catalogata anche come “problem play” (cioè “opera problematica”) in quanto ha in sé sia elementi di commedia che di tragedia. Lo studioso ha esordito su come la trama, si snodi attorno al destino di Claudio, arrestato da lord angelo, che temporaneamente rappresenta l’autorità a Vienna. Angelo ha ricevuto l’incarico del comando dal duca ,che finge di lasciare la città ed invece indossa una tunica da frate per osservare l’andamento delle cose in sua assenza, e la città con occhi diversi. Angelo è rigido, moralistico ed irremovibile nel prendere le sue decisioni; secondo lui vi è troppa libertà nella città di Vienna, ed in particolar modo il bigottismo di angelo condanna quella che secondo lui è una eccessiva libertà sessuale nella città. Le leggi contro tali comportamenti libertini già esistono, ed Angelo decide semplicemente di attuare una campagna di applicazione in maniera rigida. In questo contesto viene arrestato Claudio, che aveva ingravidato Giulietta ,la sua amante , prima che i due fossero sposati. Nonostante fossero fidanzati e il loro rapporto consenziente ,Claudio viene condannato a morte, così da poter dare un esempio ai cittadini di Vienna. Isabella, la sorella di Claudio, era prossima ad entrare in un convento ,quando apprende la notizia dell’arresto del fratello. Isabella è casta e virtuosa. Quando sente dell’arresto di suo fratello, va da Angelo a pregare per ottenerne la grazia. Lui rifiuta, ma dice che potrebbe cambiare idea. Propone ad Isabella uno scambio, ovvero un rapporto sessuale con lui in cambio della grazia. Isabella ne rimane sconvolta, e subito rifiuta. Una trasposizione con alcuni stralci estrapolati dall’attento regista Filippo Gessi ha così posto l’attenzione sulla recitazione sofferta, dura ma di un uomo debole nel personaggio di Angelo interpretato da Lorenzo Praticò e di Isabella, donna dal temperamento forte prossima ai “voti” interpretata da Myriam Chilà. Un testo dalle mille sfaccettature per il regista Gessi: occorreva creare una realizzazione adattandola a diversi palcoscenici, senza identificazione storica ma atemporale e la scelta dei due attori evidenzia, come si possano valorizzare affermati talenti come quello del reggino Lorenzo Praticò e come anche in Calabria si faccia scouting sul territorio poiché, Myriam Chilà con questo esordio di successo, appartiene ad un nuovo vivaio di giovani promesse. La morale da questa messa in scena non è dunque il tema della moralità ma, sulla legalità poiché spesso è più facile amare che legiferare.