La categoria protesta, il Governo tace e il ministro dello Sviluppo Economico latita. I gestori in piazza Montecitorio contro la politica fiscale del Governo e l’illegalità contrattuale
Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio confermano, per il 6 e 7 Novembre, la chiusura degli impianti – stradali e autostradali – su tutto il territorio nazionale.
Di fronte al silenzio assordante del Governo e all’indifferenza del Ministro dello Sviluppo Economico le Organizzazioni dei gestori degli impianti stradali non hanno potuto fare altro che ricorrere alla mobilitazione generale, che culminerà con lo sciopero che avrà inizio alle ore 06.00 del giorno 6 e terminerà alle ore 06.00 del giorno 8 Novembre.
Nonostante la dichiarazione di sciopero fosse nota da settimane, il Ministero dello Sviluppo Economico ha dimostrato la sua totale assenza sul terreno del confronto con i Gestori, mostrando disinteresse e superficialità verso un settore che garantisce la mobilità dei cittadini, il servizio agli automobilisti, dalla grande viabilità sino alle aree interne del paese.
Il silenzio del Governo, nel suo complesso, è un grave atto di irresponsabilità non solo verso i Gestori, ma verso i cittadini stessi che saranno chiamati a pagare, con inevitabili disagi, il conto di una politica governativa sempre più orientata ad assumere provvedimenti di impatto mediatico, anziché soluzioni per le Categorie produttive e finanche a favorire, indirettamente, il sistema bancario.
Con questa politica il Governo sceglie di marginalizzare la nostra Categoria, anche attraverso la moltiplicazione di adempimenti fiscali, tanto inutili quanto dispendiosi, senza avere il coraggio di mettere le mani – riordinandola – in quella illegittima giungla contrattuale della quale si avvantaggiano solo soggetti che – fuori da ogni regola e, spesso da ogni legalità – continuano a tenere in ostaggio un settore che contribuisce con circa 40 miliardi/anno al bilancio dello Stato.
La protesta dei Gestori carburanti, in questo contesto degradato, va avanti: le Organizzazioni di Categoria chiamano tutti i Gestori ad una partecipazione compatta alle iniziative di chiusura, per provare ad invertire una tendenza che ha come obiettivo la scomparsa della Categoria: dalla fatturazione elettronica, all’introduzione degli ISA, che risultano fortemente penalizzanti per i gestori carburanti (che, è bene ricordarlo, percepiscono un margine che non supera il 2% del prezzo pagato dagli automobilisti), ai Registratori di cassa Telematici per fatturati di 2 mila €/anno, all’introduzione di Documenti di Trasporto (Das) e modalità di Registrazione giornaliera, in formato elettronico, da digitalizzare a mano: tutti adempimenti inutili fatti per scaricare sull’ultimo anello della filiera, il più debole, oneri e costi e finanche provvedimenti penali per errori formali. Provvedimenti che duplicano le incombenze burocratiche senza alcuna valenza sulla lotta all’illegalità o alla infedeltà fiscale, lasciando in pace gli evasori di continuare a fare business anche nel nostro settore che appare sempre più inquinato dalla criminalità organizzata.
Il Governo non solo non ascolta la Categoria, ma la perseguita scaricando su di essa i costi di adeguamenti che andrebbero posti a monte, ignorando le proposte finalizzate a recuperare i 4 miliardi di frodi fiscali e illegalità, con pochi correttivi ragionevoli.
Se il Governo tace l’industria petrolifera balbetta di fronte alla strage di diritti cui viene sottoposta la Categoria dei Gestori. Lo sciopero è anche contro le compagnie petrolifere e la miriade di titolari di impianti, piccoli, medi e grandi, cresciuti sull’illegalità contrattuale. Verso questi soggetti la Pubblica Amministrazione e il Ministero dello Sviluppo Economico continuano a mantenere un silenzio imbarazzante assistendo, muti, allo scempio che sta generando danni al Paese ed al sistema per alcuni miliardi/anno.
La Categoria, ridotta allo stremo, scende in piazza per gridare la propria protesta contro un Governo che mostra i denti ai deboli e fa le moine ai poteri forti. I Gestori porteranno la protesta fin sotto a Montecitorio, perché il “Palazzo” si metta finalmente in sintonia con le ragioni che la nostra Categoria cerca da tempo di rappresentare.
La battaglia per i diritti va avanti e a questo seguiranno altri scioperi ed altre azioni di protesta, anche